Sensori di umidità: pronto il primo prototipo che permette di capire quando il terreno ha bisogno davvero di acqua. Si va verso l’automatizzazione
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Il problema della siccità non è mai stato raggiunto nel nostro Paese i livelli degli ultimi tempi. A partire dalla scorsa estate non si è mai attenuato. Non siamo ancora in primavera e già se ne parla, senza immaginare come possa accadere nella stagione ancora più calda. Ecco allora che mai come in questi momenti risparmiare acqua è l’imperativo che tutti dovremmo rispettare.
In casa, come sul lavoro, fino a chi con la terra ci lavora e ci vive. Anche chi si occupa di agricoltura deve lavorare e fare in modo che gli sprechi idrici possano essere quanto più azzerati. Una soluzione potrebbe arrivare da alcuni sistemi veramente innovativi. Si tratta dei sensori di umidità che permetterebbero di capire quando irrigare il terreno perché ce n’è veramente bisogno. Vediamo come funzionano.
Sono ancora in fase di studio ma per l’agricoltura e per il mondo in generale che va alla deriva, stravolto dai cambiamenti climatici, potrebbero essere una vera salvezza. Parliamo dei sensori di umidità che costituiti da uno speciale materiale, li rende sensibili all’umidità riuscendo a percepire quando il terreno ha realmente bisogno di acqua, senza sprecarne inutilmente.
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A studiare i sensori e a realizzarne un prototipo ci hanno pensato due docenti della King Abdullah University of Science and Technology (KAUST) in Arabia Saudita: Mohamed Eddaoudi e Khaled Salama. Il risultato della loro ricerca ha acquistato un posto di rilievo sulla rivista ACS Applied Materials & Interfaces anche perché i dispositivi possono avere diverse funzioni ma sono preziosi contro gli sprechi di acqua in agricoltura.
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I sensori sono simili a dei picchetti da inserire nel terreno. La parte che va a contatto con la terra è ricoperta da un materiale sintetico che permette di assorbire alcuni tipi di molecole. Così il sistema riesce a capire qual è il livello di umidità del suolo, soprattutto nei terreni argillosi con una responso che arriva dopo solo otto minuti di contatto con la terra. Un primo passo, dunque, verso sistemi di irrigazione non solo più precisi e che abbattono gli sprechi ma che possono essere anche automatizzati.