Le comunità energetiche rappresentano un’ottima soluzione per fronteggiare la transizione energetica in modo sostenibile ed economico: vediamo come
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La situazione geopolitica internazionale con il conflitto in Ucraina ha generato un’accelerata rispetto allo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Il modo più semplice per tagliare le importazioni di gas è ridurre i consumi implementando le tecnologie associate all’energia pulita. Fotovoltaico ed eolico in prima linea stanno rivoluzionando il mercato energetico mondiale.
La transizione energetica spinge in tal senso e la strada porta verso l’uso sempre più capillare delle energie green. Il caro energia derivato dall’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche ha comportato la diffusione di forme di autoconsumo di energia rinnovabile da fonti naturali, come operazione strategica in termini di sostenibilità ambientale e risparmio.
Le comunità energetiche
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica si è preso in carico di realizzare una bozza di decreto (CER) per fornire un aiuto concreto alla creazione di nuove comunità energetiche rinnovabili, proprio in funzione di proseguire gli obbiettivi di decarbonizzazione entro il 2030. La bozza del decreto è stata inviata alla Commissione Europea per avviare l’iter che incentiva forme di produzione e autoconsumo collettivo di energia da fonti rinnovabili.
Le comunità energetiche rinnovabili sono sistemi basati sulla condivisione di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili. In sostanza sono costituite da gruppi di persone che scelgono di autoprodurre energia elettrica da fonti rinnovabili come il fotovoltaico, con i conseguenti benefici ambientali, economici e sociali per tutti i membri della comunità.
Comunità di soggetti, dunque, che si uniscono per creare una rete locale con l’obbiettivo di produrre e condividere l’energia pulita rendendosi indipendenti dal punto di vista energetico. Individuata l’area dove realizzare l’impianto si collabora, si produce, si consuma e si gestisce l’energia rinnovabile autonomamente, con la condivisione delle risorse.
Alla base c’è l‘autoconsumo cioè consumare localmente l’energia autoprodotta e i propri fabbisogni energetiche. Quindi si è coniato il termine prosumer, vale a dire produttore e consumatore allo stesso tempo, per ogni membro della comunità energetica. Infatti ogni membro produce energia, consuma quella di cui ha bisogno e quella in esubero la immette nella rete locale, traendone benefici economici. Lo scambio avviene con gli altri membri della comunità.
Indubbi i vantaggi sia ambientali, sia economici poiché si abbattono i costi in bolletta e le comunità possono essere costituite da tutti. Cittadini, imprese, associazioni, enti locali e cooperative. Il Ministero dell’Ambiente dunque, punta sulla transizione ecologica, e incentiva la creazione delle comunità energetiche.
Considerate infatti uno strumento formidabile per affrontare la crisi climatica, abbassare i costi energetici e rendere l’Italia più indipendente e libera grazie allo sfruttamento delle rinnovabili. Ed ora finalmente ci siamo, con l’arrivo di sostegni e aiuti a fondo perduto, in attesa del disco verde della Commissione Europea.