È difficile non restare affascinati dalle fioriture dei bulbi, la loro gamma di colori e forme così diverse da genere a genere e da specie a specie, la presenza costante in ogni stagione e i loro profumi li rendono davvero irresistibili. Inoltre, molti appassionati di giardinaggio iniziano proprio coltivando bulbi, un approccio incoraggiante poiché seguendo le semplici regole descritte ovunque, ci sono più successi che fallimenti. Vedere i primi germogli dopo mesi di attesa, soprattutto per i neofiti, restituisce una sensazione molto positiva e uno stupore infantile nel vedere che siamo in grado di farli crescere. Senza contare che la fioritura è la massima soddisfazione, soprattutto per i principianti. Inoltre, non bisogna dimenticare che i bulbi sono piante per tutte le stagioni, anche l’inverno vanta fioriture che provengono dai bulbi.
La storia dei bulbi è affascinante e complessa. Sebbene la loro importanza nella storia antica sia innegabile, basta pensare all’associazione di personaggi mitologici come Narciso e Giacinto ai bulbi, per capire quanto fossero rilevanti. Tracce di queste piante risalgono a più di quattromila anni fa, nella civiltà Minoica (Cretese). Gli egizi, inoltre, li raffiguravano su tombe di faraoni e sui loro troni, e sono citati nella Bibbia.
La loro diffusione nell’area del Mediterraneo fu determinata da Dioscoride, medico e naturalista, che nel 50 d.C. pubblicò un trattato in cui descriveva le virtù terapeutiche di molti bulbi. Questo spinse le popolazioni locali a coltivarli, scoprendone poi il valore decorativo. Da lì in poi, la passione per i bulbi crebbe sempre di più. Nel XVII secolo, ci fu addirittura la prima bolla speculativa della storia, con la febbre per i tulipani che invase l’Europa e in particolare l’Olanda. Tuttavia, la passione per i bulbi non ha mai smesso di crescere, poiché sono piante meravigliose e affascinanti.
Occhio a definire bulbo
In realtà, utilizzare la parola “bulbi” non sarebbe del tutto corretto. Il termine “bulbo” indica infatti un organo presente in alcune piante, ma nel linguaggio comune da sempre si utilizza il termine “bulbi” per riferirsi a questi organi.
Più corretto sarebbe definire “bulbose” tutte quelle piante che dipendono da questo organo ipogeo per la loro vita vegetativa e la loro continuità, poiché funge da riserva e riproduttore della pianta stessa. In realtà, dal punto di vista scientifico, il bulbo è solo uno degli organi che, seppure nascosto sottoterra, conferisce a ciascuna pianta una vita completamente autonoma e contiene in sé l’intera pianta.
Conoscerli un po’ per coltivarli
La coltivazione dei bulbi richiede una certa conoscenza per capire il loro funzionamento e agire di conseguenza. Ogni pianta ha sviluppato strategie riproduttive, la più comune delle quali è quella sessuale attraverso i semi. Tuttavia, esiste anche una modalità di riproduzione vegetativa (agamica) in cui vengono generate copie identiche dell’individuo originario attraverso parti del suo corpo come foglie, radici, fusti o bulbilli.
Le piante bulbose, evolutivamente parlando, si sono specializzate rendendo il fusto un organo sotterraneo che immagazzina sostanze nutritive sufficienti per garantire la vita della pianta e la sua riproduzione. Ciò è dovuto al fatto che queste piante, originariamente, hanno dovuto adattarsi a condizioni di vita estremamente difficili.
Ecco perché è stato necessario sviluppare una riserva di sostanze nutritive che potesse consentire loro di sopravvivere alle fasi climatiche più critiche e di garantire la continuità di genere e specie. Inoltre, a causa delle difficoltà climatico-ambientali che dovevano affrontare, queste piante dovevano anche essere in grado di andare in dormienza, ma avere comunque abbastanza nutrimento per superare la fase più difficile.
Dalla precedente esposizione, è ragionevole dedurre che i bulbi dispongano di un complesso sistema autonomo che garantisce loro una vita indipendente. Nello specifico, attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana mediata dalle foglie, ogni bulbo è in grado di rifornirsi delle sostanze necessarie per crescere, fiorire, ricostituire le proprie riserve, passare mesi in dormienza e riprendere tutto il ciclo vegetativo successivamente. Si tratta di un meccanismo pressoché perfetto.
Le varietà sfaccettature dei bulbi
Sebbene si usi spesso il termine “bulbi” in modo generico, è importante fare delle distinzioni tra le diverse tipologie. Infatti, pur svolgendo le stesse funzioni, presentano differenze morfologiche che influiscono anche sulle tecniche di coltivazione. Tra i diversi bulbi si distinguono: bulbi propriamente detti, cormi, tuberi, radici tuberose e rizomi.
Il bulbo vero e proprio si caratterizza per avere un fusto appiattito alla base, da cui si dipartono le radici e le foglie, oltre al fiore. È ricoperto da foglie sottili e secche, chiamate “tunica”, e produce gemme laterali tra le foglie che daranno origine ai nuovi bulbi. Esempi di bulbi a tunica sono i giacinti e i narcisi.
Il cormo ha invece una forma differente dal bulbo e presenta gemme nella parte superiore, da cui spuntano le nuove foglie. Dopo la fioritura, si sviluppa un nuovo cormo sul vecchio, che muore dopo l’avvizzimento delle foglie. Esempi di cormi sono i crochi e i gladioli.
Il tubero si presenta schiacciato, con un rigonfiamento centrale che conserva le sostanze nutritive. È coperto di foglie a scaglie e presenta moltissime radici e occhi che genereranno i nuovi germogli. Esempi di tuberi sono l‘alstroemeria, la begonia e il ciclamino.
Le radici tuberose sono particolari radici estremamente rigonfie che si sviluppano a corona, dove si accumulano le sostanze nutritive. Non producono gemme e sono il vecchio fusto a svolgere questa funzione. Le dalie e le peonie erbacee hanno radici tuberose.
Il rizoma, anch’esso un fusto modificato, ha funzioni di immagazzinamento di sostanze nutritive che vengono cedute via via alla pianta. Si caratterizza per avere getti e radici che nascono dall’apice e da gemme avventizie. Si differenzia dagli altri bulbi per il fatto che si autopropaga e si allunga segmento dopo segmento, diffondendosi in superficie. Esempi di piante rizomatose sono l’iris, il mugnaio, lo zenzero e molte altre.