Sono trascorsi ormai 14 anni da quella terribile notte che ha sconvolto l’Italia: era il 6 aprile 2009 quando L’Aquila veniva distrutta dal terremoto.
Era il 6 aprile 2009 quando la città di L’Aquila veniva distrutta da una terremoto terribile, che ha scosso la terra nel cuore della notte, alle 3:32. Un evento impossibile da dimenticare, un evento che gli aquilani hanno ormai nel cuore, e che forse lo rivivono ogni notte, come un incubo infinito. Sono trascorsi ormai 14 anni da allora, e la città dell’Aquila ancora non si è ridestata.
Gran parte della città giace ancora sotto le macerie, al buio, nel silenzio. Una città che prova a rialzarsi, a rimettere in piedi cantieri e lavori, ma che resta viva solo in cartolina. Ci sono ancora i container, ci sono ancora le transenne, i cartelli stradali che segnalano il pericolo di crolli, ci sono le ruspe che raccolgono detriti. Ancora, dopo 14 anni.
Le ferite lasciate dal terremoto dell’Aquila
Gli aquilani hanno ripreso a vivere, magari spostandosi in un altra città, altri, tenaci, sono rimasti sul posto, lì dove sono cresciuti, pronti a ricominciare. Ma il terremoto ormai è dentro di loro, una notte che resterà per sempre impressa nella loro memoria. Dopo sei mesi di piccole scosse, che sarebbero dovuti essere letti come campanelli di allarme. E poi la scossa finale, quella potente che ha buttato giù tutto.
Ma l’evento del 2009 è solo l’ennesimo che va a sommarsi ai tanti eventi sismici nefasti che hanno sconvolto l’Italia. Il terremoto di Messina-Reggio Calabria, nel 1908, che causò 95 mila morti, resta la più grave catastrofe naturale accaduta in Europa. Poi il terremoto di Avezzano, il Belice, il Friuli, l’Irpinia nel 1980, quello dell’Emilia nel 2012. Infine, Amatrice nel 2016. Un paese tanto bello quanto fragile, che bisogna capire e ascoltare.
Dobbiamo convivere con questi drammatici eventi, e bisogna saperli affrontare nel migliore dei modi. La politica deve occuparsi di tutto questo, prevenendo, soprattutto, adottando politiche corrette e adattate alla natura del nostro territorio. Ma cosa possiamo fare, noi comuni cittadini, in caso di evento sismico? Come si legge sul portale del Dipartimento della Protezione Civile, prima di tutto occorre informarsi sulla natura del territorio in cui si vive.
Occorre conoscere le norme da adottare per le costruzioni e a chi fare riferimento. Occorre, inoltre, conoscere la propria abitazione. Dove sono gli interruttori generali della luce, dove i rubinetti del gas e dell’acqua. Bisogna tenere in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, magari anche un estintore. Mai riporre grandi pesi sui ripiani alti degli scaffali o del soffitto, perché in caso di scosse potrebbero cadere e schiacciarci.
Durante un evento sismico, meglio ripararsi sotto a un tavolo. Meglio allontanarsi dai mobili e dagli oggetti pesanti, e cercare di mettersi accanto a un muro portante. Non bisogna usare le scale, e nemmeno un ascensore. Appena se ne ha la possibilità, bisogna fuggire fuori, e restare in un luogo aperto, lontano da edifici o da altre infrastrutture pericolanti, tra cui linee elettriche, ma anche lontano dai bordi di laghi o spiagge.