Orto sinergico: una tecnica di coltivazione che sta avendo sempre più successo in piena ottica green. Le regole da rispettare
Negli ultimi tempi c’è stato un grande ritorno alla terra, come scelta lavorativa, con tanti giovani che hanno deciso di puntare e scommettere sui mestieri di campagna, riportandoli in auge, ma anche per diletto. Sono sempre di più, infatti, le famiglie che decidono di coltivare un piccolo appezzamento di terreno per uso casalingo.
Chi ne ha facoltà in campagna, ma anche nel cuore della città, in un angolo del giardino fino al balcone e sul terrazzo, usando i vasi quando lo spazio è poco. Curare le proprie piantine per poi raccoglierne i frutti dà grande soddisfazione e la voglia di sperimentare e provare cresce sempre di più. Tra gli estimatori dell’orto in pochi conoscono però una tecnica molto particolare, interessante e benefica da realizzare. Si tratta dell’orto sinergico, vediamo cos’è e come funziona nel dettaglio.
Orto sinergico: che cos’è e come funziona
L’orto sinergico è la messa in pratica di un tipo di coltivazione semplice che ultimamente è molto gettonata. Si usa una tecnica che mette da parte l’uso di fertilizzanti e concimi e che segue le tempistiche fisiologiche della natura, senza alterare il terreno, prediligendo le specie tipiche di quel posto ed il loro naturale sviluppo. Tutto questo garantisce un grande raccolto di frutta e verdura senza nessun trattamento chimico.
Un sistema che può essere sperimentato sia su un terreno grande che piccolo, con l’obiettivo di ridurre al minimo l’intervento umano. La tecnica dell’orto sinergico è nata in Giappone dal lavoro del biologo Masanobu Fukuoka, adattata alle esigenze mediterranee negli anni Ottanta e diffusasi in Europa grazie alla spagnola Emilia Hazelip. Si parla della “agricoltura del non fare”, con alcune regole da seguire che puntano a dare spazio al ritmo della natura.
Fukuoka ha stilato alcune regole che sono le fondamenta dell’orto sinergico che oltre al divieto di concimi o fertilizzanti prevede la non lavorazione del terreno evitando così ogni tipo di ostacolo all’equilibrio naturale e garantendo la massima fertilità. Questa tecnica dice no anche alle potature delle piante e all’eliminazione dei resti di quelle già coltivate che decomponendosi nel terreno fungeranno da fertilizzante naturale. Da evitare, secondo il biologo giapponese, anche l’allontanamento di piccoli insetti e parassiti.