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Pasquale Musacchia coltiva lattuga nel Sahara, la sua storia

Pasquale Musacchia è un ingegnere palermitano che ha avuto un’idea incredibile: coltiva lattuga nel deserto del Sahara.

Le dune del deserto (Canva) – Orizzontenergia.it

L’idea di Pasquale Musacchia, ingegnere di Palermo, ha avuto un’intuizione a dir poco geniale. Dopo aver studiato il terreno e le sabbie del deserto del Sahara, uno dei deserti più belli e caratteristici del mondo, ha iniziato a sperimentare un metodo di coltivazione che ha dato risultati incredibili, anche in una terra arida e difficile.

Musacchia è riuscito a coltivare lattuga, impiegando poca acqua, circa 5 mila litri, risparmiandone quasi 300 mila. L’esperimento, avviato nel 2019, ha dato modo a tutte le popolazioni del deserto, che contano oltre 200 mila persone, di godere di una verdura fresca, per la prima volta in assoluto. Un sogno che si è avverato, accelerando così il processo di coltivazione nel deserto, difficile ma non impossibile.

L’esperimento dell’ingegnere Pasquale Musacchia nel deserto del Sahara: coltiva e regala lattuga

La serra costruita dall’ingegnere italiano (foto dal web) – Orizzontenergia.it

Naturalmente, la riuscita dell’esperimento ha sorpreso tutti, soprattutto la popolazione del luogo, abituata alla coltivazione di pochissimi vegetali. Il clima dell’area è avverso per avviare una sana e ricca agricoltura, anche se il Sahara presenta una delle riserve idriche più ricche del pianeta, che si estende nel sottosuolo, a una profondità che varia dai 500 ai 3500 metri.

Si tratta di un residuo di piogge antichissimo, un ricchezza mai sfruttata, almeno non nei tempi moderni. In realtà, un team di archeologi del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università La Sapienza di Roma, racconta una storia diversa. Le popolazioni della zona, fino a qualche secolo fa, sfruttavano le acque raccolte in piccoli bacini.

Attraverso paludi limitate, si riusciva a coltivare grano, orzo, sorgo e qualche altra pianta. Le indagini archeologiche che sono state fatte hanno permesso di riconoscere alcune pratiche agricole antichissime, risalenti addirittura al Neolitico Tardo, quindi oltre 5 mila anni fa. Il Sahara, come lo conosciamo oggi, ha assunto la sua forma proprio alla fine del Neolitico.

La coltivazione della lattuga nel deserto: la tecnica utilizzata

Deserto del Sahara (Canva) – Orizzontenergia.it

I cambiamenti climatici, nel corso del tempo, hanno ritratto le acqua, rendendo le zone paludose, poi umide, poi sempre più secche. Gli uomini hanno dovuto adattare sempre nuove strategie, modificando le loro abitudini, fino a non riuscire più a sfruttare le risorse del terreno. Salvo casi eccezionali e in particolari zone del Sahara, leggermente più umide e piovose.

L’ingegnere siciliano Musacchia, ora, potrebbe donare al popolo ciò che il tempo ha sottratto, secolo dopo secolo. Nonostante picchi di calore di 60 gradi, escursioni termiche assurde tra il giorno e la notte, dove si raggiungono i 0 gradi, e le frequenti tempeste di sabbia, si è riusciti nell’impossibile, costruendo serre produttive. Un esperimento riuscito alla grande, un successo avvenuto grazie alla tecnica impiegata: la coltivazione idroponica, applicata alla sabbia.

La coltivazione idroponica prevede la coltivazione del vegetale fuori dal terreno, in questo caso applicando un substrato sulla sabbia, costituito da letame di cammello e di capra e di pollina, e capace di idratare e nutrire la lattuga, senza l’impiego di acqua per le irrigazioni. Potrebbe essere la tecnica sostenibile del futuro, insieme a quella dell’argilla liquida, sfruttata per la cosiddetta “aridicoltura”.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.