Laura Conti è considerata la prima ecologista italiana, una donna che ha dato vita a una rivoluzione, eppure, sembra essere stata dimenticata dal mondo.
Considerata la prima ecologista in Italia, Laura Conti, ormai venuta a mancare da tre decenni, il 25 maggio 1993, sembra essere stata dimenticata dal mondo intero. Partigiana, medico, ambientalista, politica e scrittrice, fondatrice di Legambiente. Una figura importantissima, in Italia e nel mondo, perché è riuscita a far crescere una sensibilità ecologica comune.
Quando ancora non si parlava di cambiamenti climatici e delle drammatiche conseguenze, e quando si parlava poco dell’importanza della tutela del territorio, lei era già in prima linea. Ha affrontato i problemi con coraggio, anche a costo di risultare scomoda per la politica dell’epoca. Insomma, Laura Conti ha sollevato polveroni in diverse occasioni, una vera pioniera nell’ambientalismo.
La filosofia di Laura Conti, la prima ecologista italiana: un piccolo tributo alla donna
“Non tutto ciò che porta benessere è buono, perché potrebbe mettere a rischio l’essere umano e il sistema, creando nuove malattie” aveva recitato in un’occasione. Laura Conti aveva cercato di far riflettere il popolo sulle contraddizioni del boom economico e sui rischi legati al processo industriale. Popolare è il caso del disastro di Seveso, accaduto nel 1976.
Il 10 luglio del ’76, dalla fabbrica ICMESA di Milano, fuoriesce una nube tossica, contenente diossina. All’epoca, questa sostanza non era molto conosciuta, la Conti, Consigliere Regionale della Lombardia, sollevò il primo polverone, pubblicando due libri, “Visto da Seveso” e Una lepre con la faccia da bambina”. In questo caso, venivano messi in risalto i rischi legati all’incidente.
Nel 1982, a Bruxelles vengono approvate le direttive sui rischi (Direttiva Seveso) ai danni dei cittadini e dell’ambiente determinati dalle attività industriali. Tra gli anni ’70 e gli anni ’80, la Conti spinse sul tema del disastro ambientale, per smuovere le coscienze di tutti. Parlò dei pesticidi in agricoltura, nei materiali velenosi nelle fabbriche, dell’inquinamento idrico e dell’energia nucleare.
Quello di Seveso resta il più grande disastro ambientale accaduto in Italia, che ha causato gravi conseguenze per tutta la popolazione, in particolare per le donne in stato di gravidanza. Ancora oggi, nonostante la sua scomparsa, 30 anni fa, le cose non sono cambiate. Certo, qualcosa è stato fatto, e le persone hanno acquisito una maggiore consapevolezza e una coscienza ecologica.
Tuttavia, c’è ancora tanto da fare, perché si fa un passo un avanti e poi due all’indietro. Si va a rilento, e le battaglie da affrontare per una tutela totale e concreta del territorio sono ancora numerose. Le sue parole sono ancora oggi attuali, sono ancora oggi un esempio per noi e per le future generazioni.