Casette sull’albero per bambini: attenzione alla costruzione perché potrebbero non essere in regola. La vicenda accaduta nel nostro Paese
Da piccoli tutti abbiamo sognato una casetta sull’albero, come quella che abbiamo visto nei film o nei cartoon. Per moltissimi è rimasto solo un sogno, pochissimi hanno avuto, invece, la fortuna di averla sul serio. Avvantaggiato chi vive in campagna o ha a disposizione un bel giardino con degli alberi ed un papà di buona volontà che li ha aiutati nell’impresa.
Non sempre però, almeno oggi, le cose vanno per il verso giusto. Per le casette sugli alberi per bambini, considerate di edilizia libera, c’è da fare attenzione. Potreste, infatti, ricevere un ordine di demolizione. È quello che è successo in provincia di Genova, un precedente che potrebbe instaurare dei meccanismi molto complicati. Vediamo tutte le specifiche del caso.
Per il Comune di Lavagna, in provincia di Genova, una casetta sull’albero costruita in modo artigianale per far giocare i propri piccoli non è a norma. Si tratta di abuso edilizio e per questo deve essere abbattuta. È questa l’intimazione che il genitore si è visto arrivare dagli uffici comunali che ritengono la casetta abitabile. Motivo questo che avrebbe dovuto spingere il costruttore a seguire il classico iter per la costruzione degli immobili.
La casetta è stata realizzata su una palma del giardino di proprietà con due piani, scala per spostarsi, finestre, tavolo, sedie e anche impianto elettrico. Per questa ragione, secondo i giudici, non si può definire “opera di edilizia libera” che, come accade di solito, non richiede un’approvazione comunale per la costruzione. Sarebbe, invece “un vero e proprio manufatto” definito anche abitabile. In più, a rincarare la dose, ci sarebbe la collocazione della costruzione, in zona rossa definita dal Comune e dunque molto a rischio. Questi tutti i motivi che hanno permesso di emettere la richiesta di immediata demolizione.
Una situazione davvero paradossale quella nella quale si è trovata coinvolta la famiglia ligure che ora si è vista obbligata a difendersi, affidando la gestione della querelle, nelle mani dell’avvocato Giuliana Brambilla che spiega come la casetta sia stata costruita nel tempo libero solo per far giocare i bambini. Per la legale della famiglia i presupposti sui quali si fonda l’ordine di demolizione sono errati: la casa non è abitabile ed è temporanea.