Islanda sotto accusa, dopo il massacro dei cetacei arriva quello sulle cavalle incinte, Europa sotto shock!
La bellezza incontaminata dell’Islanda possiede un fascino indiscutibile ma, in un’epoca in cui il rispetto per l’ambiente e per gli esseri viventi che lo popolano sta diventando un imperativo fondamentale, purtroppo questa nazione sembra essere ancora una nota troppo stonata nel panorama europeo.
Nonostante i progressi compiuti dalle altre nazioni, infatti, ci troviamo ancora ad assistere in Islanda a pratiche che mettono a rischio il benessere di molte creature, partendo dalla tristemente famosa mattanza dei cetacei passando per le recenti scoperte delle “Fattorie di Sangue”.
L’ESA condanna l’Islanda, pugno duro dell’Europa contro lo sfruttamento di cavalle incinte
L’ESA, l’Autorità di Vigilanza dell’Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), ha accolto un reclamo presentato da una serie di associazioni ambientaliste contro la produzione islandese dell’ormone PMSG, anche conosciuto come “gonadotropina“, ormone che viene estratto dalle cavalle incinte e venduto ad allevamenti intensivi anche in Europa.
La procedura in questione, secondo quanto sostenuto dalle associazioni, non rispetterebbe la legislazione europea in materia di protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.
Il principio delle 3 R, Replace, Reduce, Refine, sottolinea, infatti, l’importanza di sostituire, quando possibile, gli esperimenti sugli animali con metodi alternativi ma sembra che in Islanda questo principio non venga rispettato. In particolare, nelle cosiddette “fattorie di sangue”, vengono estratti circa 5 litri di sangue per animale, una quantità che supera ampiamente qualsiasi limite internazionale consentito, creando un vero e proprio massacro.
La condanna dell’EFTA all’Islanda mette in luce l’importanza di un approccio rispettoso nei confronti degli animali in ogni contesto, inclusa la ricerca scientifica e la produzione industriale. Questo caso ci ricorda che la ricerca di profitto non dovrebbe mai superare il rispetto per la vita e la dignità di ogni essere vivente.
È fondamentale che la comunità internazionale, e l’Islanda in particolare, prenda seriamente in considerazione queste problematiche.
Dobbiamo capire che le decisioni prese in un angolo del mondo possono avere ripercussioni su scala globale e la salute e il benessere degli animali non sono solo questioni etiche, ma riguardano anche la salute e il benessere del nostro pianeta.
È auspicabile che la condanna dell‘EFTA possa servire da monito non solo all’Islanda, ma a tutti i paesi che potrebbero essere tentati di ignorare i diritti degli animali.
Allo stesso tempo, è importante che i consumatori siano informati e consapevoli delle pratiche che stanno alla base dei prodotti che acquistano.
Nel corso del XXI secolo, siamo chiamati a trovare un equilibrio tra progresso tecnologico e rispetto per la natura e il caso dell’Islanda ci ricorda come questa sia una sfida che non possiamo permetterci di ignorare.
Affrontare queste questioni non è solo una questione di giustizia per gli animali, ma una necessità per il mondo e per una nazione che, qualora volesse continuare a far parte del contesto europeo, dovrebbe iniziare a non ignorare le sue regole, soprattutto per quel che riguarda la salvaguardia della vita animale.