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L’orca Lolita rischia la morte, rinchiusa in un delfinario dal 1970

Scene agghiaccianti dal parco acquatico di Miami, la situazione è al limite, lo dimostrano le immagini rubate

Orca Lolita (screen video Instagram-UrgentSeas-Orizzontenergia.it)

C’è un’immagine che si sta diffondendo come un incendio sulla rete, un video che sta scuotendo le coscienze di milioni di persone. In un angolo del mondo, precisamente al Miami Seaquarium, l’orca Lolita vive un’esistenza lontana dall’essere considerata degna di un essere vivente ormai da oltre 50 anni. Catturata nel 1970, Lolita è stata privata della libertà di nuotare negli oceani aperti e, da allora, la sua esistenza si è ridotta a un’esibizione continua per il divertimento umano, ma la situazione sembra ormai essere vicina ad un tragico epilogo senza un intervento immediato.

Il video shock scuote il web, le immagini  dell’orca Lolita mostrano la sofferenza inimmaginabile dell’animale

Orca Lolita sofferente (screen video Instagram-UrgentSeas-Orizzontenergia.it)

Il video, registrato da un drone, ha rivelato in maniera cruda la realtà della vita di Lolita, le immagini, divenute virali, mostrano l’orca confinata in una vasca angusta, un luogo che non può in alcun modo replicare l’immensità dell’oceano dal quale è stata strappata e che sembra aver tolto all’animale tutta la voglia di vivere. Il suo comportamento, infatti mostra segni inconfondibili di stress, una condizione che sottolinea l’angoscia di una vita intrappolata in un ambiente non naturale.

Ma Lolita non è l’unica prigioniera di questo acquario, accanto a lei c’è un delfino, catturato nel 1988, che non sembra passarsela meglio della sua compagna.

Nel timelapse, infatti, si può osservare l’animale trascorrere le sue giornate a girare in tondo nella stessa vasca, come Lolita anche lui è stato privato della sua libertà, costretto a vivere in un ambiente che non può soddisfare le sue esigenze naturali e sembra ormai aver raggiunto il suo limite di sopportazione.

Lolita è stata prigioniera per oltre cinquant’anni, cinquant’anni durante i quali la sua vita si è svolta non tra le onde libere dell’oceano, ma tra le pareti fredde e sterili di una vasca. Cinquant’anni in cui la sua voce, la sua canzone, si è persa nell’eco del cemento anziché diffondersi nell’infinito blu marino.

Di fronte a questa situazione sono sempre di più le voci che chiedono che Lolita sia restituita alla sua naturale dimora. La campagna per la sua liberazione è cresciuta negli ultimi mesi alimentata dalla consapevolezza che ogni creatura merita di vivere in libertà, nel rispetto della sua natura e della sua dignità.

Orca Lolita nell’acquario (screen video Instagram-UrgentSeas-Orizzontenergia.it)

Non possiamo cambiare il passato di Lolita, ma possiamo ancora influenzare il suo futuro, possiamo dare voce alla sua sofferenza e lottare affinché sia restituita al suo giusto habitat. Per fare questo è importante che la sua storia non rimanga inascoltata, ma diventi un richiamo alla consapevolezza, all’empatia, e soprattutto alla compassione.

La storia di Lolita è un invito a rivedere il nostro rapporto con la natura e con le creature che la abitano, un monito nel riconoscere che la libertà e la dignità non sono privilegi esclusivi dell’essere umano, ma diritti inalienabili di ogni essere vivente.

Mariano Orlacchio

Mariano Orlacchio nasce a Anzio nel 1990 conseguendo il diploma di maturità scientifica ad indirizzo scientifico tecnologico. Sin da piccolo si appassiona allo sport e alla scrittura. Con gli anni la sua estrema curiosità l’ha portato ad informarsi sempre di più nell’ambito sportivo e nel giornalismo conseguendo il tesserino professionale da pubblicista.

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