Impianto a biometano: come gli scarti agricoli diventano una risorsa. Vediamo cos’è, il funzionamento e perché è green
Oggi se ne parla ancora poco ma sapete che le feci degli animali sono una fonte per la produzione di energia? Un processo innovativo che permette di eliminare gli scarti prodotti dagli allevamenti senza accumularne eccessivamente nei campi per via della presenza dei nitrati, evitare l’emissione di anidride carbonica legata allo smaltimento, ricavare energia da usare in azienda o rivendere e nello stesso tempo avere a disposizione del concime per fertilizzare in modo naturale i terreni.
Un vero e proprio esempio di economia circolare nella quale tutto ruota e si mette in circolo, rigenerandosi e avendo nuova vita senza sprecare nulla. Questo permette di abbassare notevolmente la produzione di C02, trasformando gli scarti in una risorsa e dando una grande mano alla salvaguardia dell’ambiente. È possibile realizzarlo attraverso un impianto di biometano, un vero quartier generale di sostenibilità, a volte realizzato nelle aziende, altre in centri periferici in campagna. Vediamo nel dettaglio come funziona e come le feci animali aiutano a produrre energia.
Impianto a biometano: dagli scarti al gas
Oggi cerchiamo di capire che cos’è un impianto di biometano, come funziona e perché ricavare energia dagli escrementi degli animali è un esempio di economia circolare. Si tratta di una soluzione ottimale per lo smaltimento ed il riciclo del letame che, per legge, le aziende non possono utilizzare in toto nei campi. Quello in eccesso, dunque, deve essere stoccato con un enorme spesa. La soluzione alternativa è quella di usare gli scarti zootecnici negli impianti di biometano.
Il letame che viene raccolto nell’impianto viene prima uniformato, poi attraverso degli specifici macchinari viene conferito nella tramoggia che conduce il letame in un’altra zona dove viene frullato e unito ai liquami. Insieme continuano il percorso verso i biodigestori, degli impianti a forma di cupola che formano il cuore di un impianto a biogas. È qui che avviene la digestione anaerobica: dei microrganismi decompongono la materia organica in assenza di ossigeno per circa 40 giorni.
In questo modo riescono a ricavare quell’energia rimasta presente nel cibo (di solito un 20%) sottoforma di biogas composta dal 58% da metano e 42% da C02. A questo punto il biogas subisce un processo di raffinazione staccato completamente dalla restante parte solida, il digestato. Il gas deve ancora essere raffinato per eliminare alcune impurità ed infine avviene il passaggio da biogas a biometano. Quello che si ottiene è un gas puro al 99, 8% e ha le stesse caratteristiche del gas che scorre nei viadotti.