Pesca noce, scopriamo perché un frutto molto popolare dell’estate si chiama in questo modo. Un piccolo focus per riflettere
È una dei protagonisti indiscussi dell’estate, un frutto che in tantissimi amano, che può essere portato comodamente in borsa perché si può mangiare anche con la buccia. Parliamo della pesca noce, saporita, colorata, si presenta in diverse varietà: quella bianca, la Sbergia e la Merendella, ma tutte molto buone. È ricca di qualità e proprietà benefiche.
Questo frutto contiene una grande percentuale di vitamine e minerali tra cui potassio e rame, vitamina B3 e vitamina C e per questo dona proprietà antianemiche. È ricca, inoltre, di antiossidanti, come luteina e zeaxantina e grazie alla presenza di fibre e acqua sazia dalla fame. Ecco perché fa bene mangiare la pesca noce anche a merenda o come spuntino di metà mattina. Ma nella vita di tutti i giorni ti sei mai chiesto perché questo frutto si chiama così? Scopriamo cosa c’è dietro a questo nome un po’ particolare.
Ormai è di uso comune e forse nessuno ci fa caso, ma sappiamo perché si dice pesca noce? C’è ovviamente un motivo specifico per cui questo frutto porta questo nome e si distingue, ovviamente, dalla pesca tradizionale. Un nome che è legato alle caratteristiche intrinseche dell’alimento che ne descrivono bene la sua confermazione.
Il termine “pesca” è evidentemente legato alla specie dell’albero da cui il frutto nasce, il Prunus Persica, che appartiene alla famiglia delle Rosaceae, originario dalla Cina e arrivato in Italia dalla Persia. L’originale “Persica” è diventato “Pesca” nella nostra lingua. Il termine “noce”, invece, nasce dal tipo di buccia che questa varietà di pesca ha: non ha infatti la peluria tipica della più comune “cugina” e somiglia più che altro al mallo delle noci.
Inoltre, anche la forma della pesca noce è particolare: più piccola con una consistenza più solida della pesca tradizionale. E ancora la polpa è di un colore uniforme ed intenso, tra il giallo e l’arancione ed il sapore molto dolce. Proprio nel nostro Paese questo frutto si è diffuso e sviluppato in modo intenso, così tanto da decretare l’Italia come il secondo, dopo la Cina, produttore mondiale di pesche nettarine del mondo. È soprattutto l’Emilia Romagna il principale produttore e proprio nelle settimane scorse, per via dell’alluvione, ha subito un forte tracollo. Ha visto andare in fumo anni e anni di lavoro con tantissime piante che sono state sradicate e molte altre dovranno subire lo stesso processo per via del marciume radicale che imporrà una nuova piantumazione.