Energia rinnovabile dagli scarti dei mattatoi: il progetto tutto italiano e al femminile che si è fatto valere a livello europeo
Tra i tanti obiettivi di sostenibilità stilati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030, rientrano anche quelli dedicati all’energia volti a garantire a tutti l’accesso e dunque l’utilizzo a forme non sono affidabili ma anche sostenibili e moderne. Ci hanno provato, con un progetto tutto nuovo, alcune donne italiane che sono riuscite ad aggiudicarsi un maxi finanziamento.
Si tratta del team tutto al femminile dell’Università degli Studi di Perugia che da tempo si dedica allo sviluppo sostenibile e all’economia circolare, composto dalle professoresse Assunta Marrocchi, Ombretta Marconi, e Raffaella Branciari che attraverso uno specifico processo sono riuscite ad ottenere energia rinnovabile partendo dagli scarti dei mattatoi. Vediamo in cosa consiste il progetto e a quanto ammonta il finanziamento.
Energia rinnovabile grazie agli scarti dei mattatoi
Le professoresse dell’Università di Perugia afferiscono a dipartimenti diversi, da quello di veterinaria a quello di scienze agrarie fino ad alimentari ed ambientali. Già da questo si comprende come il progetto da loro presentato sia multidisciplinare e abbia richiesto competenze diverse ma legate tra di loro per arrivare al punto finale.
Nell’ambito di Horizon 2020 il team ha presentatoil progetto Biotherep che, come le stesse hanno spiegato, punta alla “conversione ibrida biochimica e termochimica dei rifiuti organici dei mattatoi per la produzione di energia rinnovabile” in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’Onu. Un nuovo modo per reinvestire nella filiera gli scarti ed ottenere energia sostenibile e pulita.
Biotherep ha primeggiato a livello internazionale ed è stato tra i 10 progetti finanziati nell’ambito del programma Lea-Pre, strumento di sovvenzione che unisce Europa ed Africa nel campo delle energie green. Una collaborazione per accentuare e migliorare la ricerca e l’innovazione nel campo delle rinnovabili grazie agli 83 partner europei e africani. Un riconoscimento eccellente per l’Italia ed i suoi studiosi che apre la strada ad un nuovo tracciato da seguire e sviluppare per accogliere in maniera sempre più significativa la transizione ecologica e scongiurare il peggio a livello ambientale prima che sia troppo tardi.