Gran parte dell’universo non è visibile, eppure stiamo provando a dedurre quale sia l’energia di cui è composto.
Fin dall’antichità, l’uomo ha sempre avuto un’attrazione indomabile verso l’universo e tutto ciò che vi è celato. Dall’orientamento attraverso le costellazioni fino allo sbarco sulla Luna. Il rapporto tra uomo e spazio è sempre stato strettissimo, e celebrato con una giornata internazionale.
Se alcuni aspetti dell’universo e degli astri che lo popolano sono definiti e conosciuti dall’uomo, altri invece restano oggetti di mere stime o addirittura di sole ipotesi. Un esempio è la sua energia oscura.
La parte di universo che l’uomo è capace di vedere finora è appena il 4%. Ciò significa che ben il 96% di tutto l’universo è per noi al momento inaccessibile, e pertanto totalmente ignoto. L’unica cosa che si sa è che è formato di materia e, appunto, di energia oscura.
Finora la principale fonte di informazioni che ha permesso all’uomo di studiare e capire le dinamiche dell’universo è la luce. Dai raggi di luce delle stelle, dei pianeti, dei satelliti si è riusciti a risalire alle caratteristiche di ciascuno di essi, dalla conformazione fisica alla composizione atmosferica fino all’espansione continua dell’universo stesso.
Ad ogni modo, la luce percepita dall’occhio umano è solo una parte minima dell’intero spettro elettromagnetico. Difatti, esistono onde luminose composte di energia differente da quelle delle onde da noi visibili, e che sono totalmente al di fuori della portata dell’uomo. Parliamo di onde quali onde infrarosse, o anche le onde radio.
Tantissimi oggetti dell’universo, e a volte anche i fenomeni di cui sono protagonisti, emettono onde di diverso tipo: onde luminose, raggi x, raggi gamma, onde radio. A volte le emettono tutte. L’astronomia X e la radio-astronomia sono le branche che studiano tali onde. I continui progressi della tecnologia hanno portato alla costruzione di strumenti in grado di rilevare questi input e di ottenere così immagini e dati in grado di decodificarli.
Finora l’universo è stato decodificato solo in piccolissima parte. Il 96% restante, costituito come detto da materia ed energia oscura, non è visibile. La sua esistenza è quindi dedotta in maniera indiretta. Ad esempio, la scienza ci dice che la massa dei corpi celesti è legata al loro moto. Pertanto, grazie alla legge di gravitazione universale e a quelle di Keplero, possiamo dedurre il loro moto partendo dalla loro massa, o viceversa possiamo dedurre la loro massa partendo dal loro moto.
Analizzando il moto delle galassie e degli ammassi di galassie, gli astronomi hanno osservato che tali moti, per trovare giustificazione alle leggi della fisica, necessitano di una massa estremamente superiore a quella che finora si è stati in grado di osservare. Tale massa, non essendo visibile, è stata quindi denominata “massa oscura” nel 1933, dall’astronomo Fritz Zwicky.
Si credeva di aver trovato tale materia oscura in elementi quali i buchi neri, le nubi molecolari di gas o nelle nane brune e nei neutrini. Tuttavia, l’insieme di tutti questi elementi arrivavano al massimo a pochi centesimi di percentuale di quel 96% ancora sconosciuto.
La contrapposizione tra materia ed energia oscura, che agiscono in maniera opposta, è il fattore determinante dell’evoluzione dell’universo, la cui fine è stata già teorizzata con opzioni plausibili.