Se c’è una cosa che il lockdown ci ha insegnato, è quella di dover ottimizzare i consumi energetici e di inquinare meno.
Il Covid ha cambiato il mondo intero e un evento simile non era mai capitato in epoca moderna. Siamo stati colti tutti quanti di sorpresa, impreparati. Se sia stata la scelta giusta o sbagliata da parte dei Governi del mondo di mettere in atto il lockdown, non sta a me dirlo, tuttavia, quei tre mesi del 2020, che saranno ricordati nella storia, hanno insegnato diverse cose.
Tra crisi economica, disagi alla popolazione, aziende a rischio fallimento, e molto altro ancora, il lockdown ha comunque testimoniato l’enorme peso dell’uomo sul pianeta. Un peso in gran parte negativo. In sua assenza, natura e animali si sono ripresi i propri spazi, e la Terra, almeno per un po’, è tornata a respirare, ripulendosi. Le limitazioni imposte hanno modificato anche i flussi dei consumi di energia.
Il lockdown non solo ha stravolto il mondo, ma ha dato una forte spinta anche a un concetto inedito di lavoro, quello da remoto. Avviato già da qualche anno, specie nel resto d’Europa, il 2020 ha dato una bella spinta anche allo smartworking in Italia, anche se da noi, ancorati a una mentalità retrograda e ormai obsoleta, lo abbiamo sprecato.
Tuttavia, qualcosa si è mosso. Un team di ricercatori inglesi ha analizzato proprio il periodo del lockdown per confrontarlo con un periodo qualsiasi. Che cosa è emerso dall’analisi? Che la fase emergenziale ha dato spunto per raccogliere diverse lezioni importanti. Il primo è legato al consumo di energia, in particolare in alcune fasce orarie.
Andando a lavoro, infatti, le persone azionano tutti i dispositivi elettrici in casa durante la sera, quando fanno rientro. Ciò richiede un picco energetico nella fascia serale, e quindi un consumo enorme di impianti inquinanti, alimentati a gas o a diesel. Restando a casa, invece, le persone accendono i dispositivi elettrici (che possono essere lavatrici o lavastoviglie) in vari orari della giornata, disperdendo i picchi di energia.
Lo smartworking, dunque, agevola questa fase, ottimizzando i consumi. Ma trascorrere più tempo in casa aiuta a rallentare i ritmi della vita, diventati quasi insostenibili, e a concentrare le varie mansioni durante il giorno. Il lockdown ha fatto immaginare maggiore flessibilità oraria, quindi ha dato il via a una migliore gestione delle ore, della varie mansioni e del lavoro.
Il consumo energetico è stato ridistribuito, alleggerendo la richiesta di energie dalle centrali elettriche, specie nelle fasce più critiche. Senza contare che, come accennato, il pianeta, durante l’assenza umana, si è ripreso i propri spazi, ripulendosi. Mari puliti, cielo sgombro da smog. Il genere umano ha un peso enorme sul pianeta, fa razzia di ogni risorsa, creando una danno irreparabile.
Niente traffico, niente aerei, niente fabbriche, come conferma uno studio pubblicato sulla rivista Nature, le emissioni di gas serra nell’atmosfera erano diminuite di circa 1 miliardo di tonnellate in poco più di due mesi. Abbiamo assistito a un calo quotidiano del 17% di inquinamento: -60% di inquinamento proveniente dal trasporto aereo, -36% dal trasporto su gomma, -19% dall’industria. Il lockdown, tra cose positive e negative (perché ci sono anche quest’ultime), ha dato modo di riflettere, ma forse non abbiamo imparato nulla.