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Anguria reggiana, l’unica ad essere riconosciuta a livello europeo come eccellenza

Sapevi che l’anguria reggiana è l’unica qualità di cocomero ad essere riconosciuta a livello europeo come eccellenza? Un ottimo traguardo, scopriamo di piu’. 

anguria da raccogliere – Pixabay – OrizzontEnergia.it

Abbiamo appena parlato di scottature solari e di cosa fare nel caso in cui la pelle inizi a bruciare. Se l’estate è avere la pelle scottata, la stagione vanta comunque un altro simbolo: il cocomero. Pensare all’intera stagione calda senza lui sarebbe veramente incredibile; rosso vibrante, succoso e dal sapore dolce, l‘anguria è perfetta per soddisfare la nostra voglia di acqua e di sapore.

Macedonie, gelati, granite, sorbetti o semplicemente mordicchiandone una fetta, a prescindere di come mangi l’anguria è comunque un mix di bellezza, benessere e bontà. In Italia ne abbiamo di diverse tipologie ma ce n’è una che vanta un gradino in alto rispetto alle altre. Vediamo di cosa si tratta nello specifico.

Anguria reggiana, perché è così pregiata? Scopriamone di piu’

anguria a fette – Pixabay – OrizzontEnergia.it

Dunque, quello che non tutti sanno è che l’anguria reggiana è l’unica specie IGP riconosciuta a livello europeo, divenendo pertanto simbolo dell’eccellenza dell’agricoltura di quel territorio. Coltivata nella bassa emiliana, si dice che piacesse molto a Garibaldi. Ogni anno a Novellara viene eletta Miss Anguria, la piu’ bella. Perché ha ottenuto la certificazione IGP?

Questo traguardo viene raggiunto nel 2016 e non senza fatica. A quanto pare infatti i produttori hanno fatto di tutto per ottenerlo. Un frutto che spicca per la sua polpa dolce e succosa e dalla consistenza croccante, diverse dalle altre specie. Il suo scarso numero di semi infatti la rende molto appetibile, perfetta anche da consumare direttamente dalla sua fetta. Sono tre le varietà di anguria reggiana: tonda, ovale e allungata. Ma il sapore – avvertono gli esperti – è sempre veramente squisito, frutto anche di un test di dolcezza che viene fatto prima della vendita. Coltivata tra Parma, Reggio Emilia e Carpi nelle zone adiacenti al Po.

cocomeri raccolti – Pixabay – OrizzontEnergia.it

Interessante il modo con cui viene raccolta, un processo che si chiama stacco: gli agricoltori esperti sanno già il momento in cui il frutto è pronto per essere consumato, attraverso una tecnica che viene tramandata da padre in figlio. In Emilia si parla infatti dello spicador, una figura quasi leggendaria che riconosce il livello di maturazione del frutto dal suono che emette quando viene colpito con la roncola.

Maria Longo

Nata a Catania nel 1987. Conseguita la Laurea Magistrale in Giurisprudenza con una tesi dal titolo “Matrimonio omosessuale: un’analisi comparatistica”, intraprende il percorso forense tra divorzi, procedimenti in Corte D’Appello e Commissione Tributaria. Parallelamente muove i primi passi in ambito giornalistico collaborando con alcune testate locali e scrivendo articoli di diritto con analisi approfondita sulle pronunce più autorevoli della Corte di Cassazione. Appassionata di fotografia, non rinuncia mai alla sua reflex che viaggia con lei, alla ricerca di dettagli da immortalare. Lingue parlate inglese, francese e spagnolo.