La tecnologia non è solo comodità, ma può rappresentare anche un valido aiuto: gli smartwatch possono rilevare i primi segnali di Parkinson.
Si tratta di una scoperta recentissima, capitata quasi per caso. Gli accelerometri contenuti negli smartwatch, infatti, riescono a registrare piccole anomalie nei movimenti di una persona. Queste anomalie del movimento possono essere l’origine di una eventuale futura malattia, come il morbo di Parkinson. Lo rivela uno studio effettuato all’Università di Cardiff, in Gran Bretagna.
Grazie all’utilizzo degli smartwatch, che captano tutti i movimenti del corpo, si può intervenire precocemente sul morbo di Parkinson, fino a sette anni prima della diagnosi. Tra l’altro, sono già impiegati per monitorare la salute nostra e anche di quella degli animali da allevamento, come nel caso delle mucche. I risultati della ricerca inglese sono stati pubblicati sulla testata scientifica Nature Medicine, e hanno subito sollevato grande interesse nella comunità scientifica.
Tecnologia in nostro aiuto: gli smartwatch registrano i primi segnali di Parkinson
Una svolta per effettuare una diagnosi precoce su una malattia degenerativa che affligge milioni di persone. Basta solo controllare i vari parametri attraverso questi economici apparecchi, ormai indossati da tantissimi individui, sportivi e non. Le anomalie, infatti, risultano sul display dell’orologio. In tal caso, si possono iniziare subito i trattamenti per lo stadio iniziale della malattia.
Il morbo di Parkison, infatti, rappresenta per i medici una vera sfida, perché quasi sempre viene diagnosticato quando è troppo tardi. I primi segnali della malattia sono quasi impercettibili durante i primi anni, e quindi si interviene sempre in ritardo, anche dieci anni dopo l’insorgere dei primi sintomi. Tuttavia, resta difficilissimo captare questi segnali.
È praticamente impossibile fare uno screening della popolazione su vasta scala, anche perché i sintomi iniziali del Parkinson sono molto comuni, come lentezza, piccoli tremori, rigidità muscolare, scarsa qualità del sonno, cambiamenti di umore e stati depressivi. È difficile diagnosticarlo quando è ancora al primo stadio, quasi impossibile. Inoltre, ancora oggi non esistono efficaci trattamenti per bloccare la neurodegenerazione.
Tuttavia, se confermati questi dati appena scoperti, la sfida alla malattia potrebbe cambiare per sempre. I ricercatori dell’Institute for Dementia Research di Cadiff hanno raccolto i dati registrati da oltre 100 mila persone attraverso i loro smartwatch. Negli ultimi 8 anni, i dati sono stati costantemente aggiornati. Sul totale degli individui, sono state riscontrate 273 diagnosi di Parkinson e 196 casi in cui sono emersi i primi segnali della futura malattia.
Grazie al confronto dei dati, i ricercatori hanno sviluppato un’intelligenza artificiale in grado di percepire e registrare eventuali anomalie. Si tratta di sintomi che passano del tutto inosservati, anche per diversi anni. Se l’uomo non riesce a percepirli nell’immediato, ci pensano le macchine, riuscendo a registrare i primi segnali addirittura sette anni prima della diagnosi.