Deep sea mining, una pratica rischiosa che dimezza i pesci

Deep sea mining, sai di cosa si tratta? Vediamo nel dettaglio perché questa pratica può essere dannosa per i fondali degli oceani e la loro biodiversità

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Greenpeace chiede lo stop del deep sea mining (Instagram) -Orizzontenergia.it

Ha un nome inglese e forse la maggior parte delle persone comuni non l’ha mai sentito dire. Gli esperti, invece, sanno bene di cosa parliamo tanto che ne hanno approfondito la questione in diversi studi. Parliamo del deep sea mining, una pratica pioneristica e poco conosciuta che prevede di estrarre dei minerali direttamente dai fondali dell’oceano.

Una trovata che va a beneficio dell’uomo e delle sue manie di profitto. Si tratta in particolare dell’estrazione delle croste di cobalto nel corso di operazioni brevi che si effettuano in ristrette zone dell’oceano che sono considerate delle miniere sottomarine. Ma cosa succede all’ambiente circostante? Qual è il reale impatto che il deep sea mining ha, soprattutto sui pesci? Molto più grande di quanto è stato considerato fino ad oggi. A dirlo uno studio apparso su Cell. Vediamo tutto nel dettaglio.

Deep sea mining dannosa per gli oceani: lo studio

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Pesci che scappano dei fondali dove si estrae  (Instagram) – Orizzontenergia.it

Il deep sea mining ha degli effetti più forti di quanto considerato fino ad ora. A pagarne le spese sono i pesci. È questo l’esito, in breve, dello studio condotto in Giappone e precisamente nella dorsale sottomarina Takuyo-Daigo, un’area che può essere considerata una miniera sottomarina di minerali. È qui che è avvenuto il monitoraggio, iniziato prima che si iniziassero le operazioni di estrazione e continuato anche dopo, a distanza di quasi un mese e poi di un anno.

Gli effetti sono pronunciati, non c’è dubbio, dicono gli esperti. Sebbene le operazioni di estrazione di cobalto siano durate solo due ore, a distanza di un anno, la presenza dei pesci e dei crostacei nell’area interessata è bassa, con un calo del 43%. Aumenta, addirittura, nelle aree circostanti arrivando al 56%. È evidente che queste operazioni non sono del tutto indolore, anzi.

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Pesci in fuga dalla zone di estrazione (Instagram) -Orizzontenergia.it

Cosa fare allora su questa pratica? Lo studio arriva in un momento molto particolare. A breve, infatti, si concluderà a Kingston, in Giamaica, il vertice dell’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA), ente collegato all’ONU, che ha il compito di regolamentare le zone marine che non rientrano nella zona esclusiva degli stati. Il pronunciamento potrebbe essere proprio a favore della pratica del deep sea mining nonostante stiamo parlando di un ambiente molto delicato e di un tema ancora poco studiato.