Nature Restoration Law, nessuna norma contro gli allevamenti intensivi

In Europa non si sta facendo nulla, una questione preoccupante per il futuro dell’allevamento

nessuna norma contro gli allevamenti intensivi
allevamento intensivo pollame (Foto pexels)-Orizzontenergia.it

La questione che riguarda gli allenamenti intensivi è una questione che trova un’importanza sempre maggiore, soprattutto per quel che riguarda salute e sostenibilità ambientale. Nell’epoca moderna ci troviamo sempre più spesso a doverci confrontare con sfide che riguardano il cambiamento climatico e la salvaguardia dell’ambiente e la Nature Restoration Law, recentemente introdotta a livello europeo, avrebbe potuto rappresentare una svolta decisiva in questa direzione, ma, come è venuto fuori scrutando in dettaglio questa legge, non sembra esservi alcuna disposizione specifica che contrasti gli allevamenti intensivi.

Disastro europeo: la Nature Restoration Law dimentica un tema di primaria importanza, revisione indispensabile!

nessuna norma contro gli allevamenti intensivi
allevamento bufali (Foto pexels)-Orizzontenergia.it

L’ultima legge europea, vagliata per quel che riguarda le linee guida da rispettare riguardo la ristorazione, non sembra aver tenuto conto di un fattore determinante come quello dell’allevamento intensivo, settore che si vende da anni protagonista in quanto a danni ambientali procurati, oltre che alle sofferenze diffuse per gli animali allevati.

È risaputo di come gli allevamenti intensivi siano tra i principali responsabili dell’inquinamento globale, con una recente stima che parla di un contributo di oltre il 17% nelle emissione di gas serra a livello mondiale derivato solo da questi allevamenti. Nonostante queste cifre allarmanti, la legislazione europea non sembra aver preso in considerazione questo aspetto durante la formulazione della Nature Restoration Law.

La mancanza di specifiche normative risulta sempre più preoccupante, soprattutto perché il consumo di carne è aumentato esponenzialmente a livello europeo ed anche nella nostra nazione. Basta, infatti, prendere in esempio l’Italia, in cui il consumo medio di carne a testa è di circa 1,5 kg a settimana, dato allarmante tenendo conto che un uomo adulto dovrebbe consumare circa 400 grammi di carne a settimana.

La mancanza di regole precise può scaturire in una degenerazione di una situazione già critica, che potrebbe quindi portare all’apertura di molti nuovi allevamenti intensivi, in grado di contribuire ancor più massivamente all’inquinamento globale. Se si vuole evitare gravissime conseguenze per la salute del pianeta, oltre che per il benessere degli animali, bisognerebbe lavorare ad una legge precisa in grado di tutelare ambiente e biodiversità, una legge che dovrebbe affrontare di petto il problema degli allevamenti intensivi.

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allevamento maiali (Foto pexels)-Orizzontenergia.it

Una buona prassi sarebbe quella di autoregolarsi, riducendo i consumi di carne in favore di quelli dei vegetali. Un consumo eccessivo di carne è, infatti, associato a numerosi problemi di salute, tra cui malattie cardiovascolari, obesità ed alcuni tipi di cancro. Adottare una dieta più equilibrata non sarebbe, quindi, soltanto utile per ridurre il problema dell’inquinamento globale, ma potrebbe risultare anche un importante passo nel raggiungimento di un benessere più radicato.

La Nature Restoration Law rappresenta un piccolo passo avanti nella tutela dell’ambiente, ma la sua efficacia rischia di essere eliminata dall’assenza di disposizioni specifiche contro gli allevamenti intensivi. La richiesta di diverse associazioni per la salvaguardia dell’ambiente è quella di considerare questa problematica, introducendo regolamenti specifici e rigorosi che abbiano un impatto significativo per quel che riguarda la regolamentazione degli allevamenti, un impatto che si tradurrebbe in un significativo benessere per ambiente e salute umana.