Le immagini che arrivano dall’India scuotono il mondo intero ed evidenziano l’emergenza sempre più pressante della crisi climatica.
Sono oltre cento le vittime delle piogge monsoniche che hanno investito la parte nord dell’India negli ultimi giorni. Piogge incessanti e venti fortissimi, che si sono abbattuti sulle città e sui villaggi, distruggendo abitazioni e infrastrutture, facendo franare strade e coste, abbattendo alberi e trascinando via automobili. Nel giro di poche ore, infatti, le piogge hanno gonfiato i bacini idrici, i quali hanno inondato tutte le valli circostanti.
Migliaia di famiglie sono rimaste senza casa e tante persone sono rimaste intrappolate nel fango. Il periodo dei monsoni, qui, è atteso da giugno a settembre, l’India è abituata a situazione del genere. Tuttavia, la crisi climatica sempre più incessante procura danni sempre più estesi. Tra l’altro, fenomeni atmosferici di tale intensità e per così tanti giorni di rado si erano visti, e sono sempre più preoccupanti.
25 mila persone rimaste senza dimora, spazzata via dal fango, e più di 100 morti, per il momento è il bilancio della tragedia che ha colpito l’India settentrionale. Senza contare i tantissimi allevamenti, nei quali sono rimasti uccisi migliaia di animali. Tanti allevatori, per difendere il bestiame, hanno deciso di rimanere nel loro territorio, per monitorare la situazione.
La Capitale Nuova Delhi è una delle città più colpite. Qui, si è registrato il record di precipitazioni, con il livello del fiume Yamuna, un affluente del Gange, che ha raggiunto il suo picco storico. Le acque si sono gonfiate al punto di superare i 2 metri di altezza, circondando persino le mura del mausoleo Taj Mahal, l’edificio in marmo considerato una delle sette meraviglie del mondo.
L’ultima volta che l’India era stata messa in ginocchio da un evento del genere era il 1978. Ma se prima, eventi di tale portata, si verificavano una o due volte ogni 30 anni, oggi, gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti, e non solo in India, anche nel resto del mondo, compresa l’Italia.
L’UNESCO lancia l’allarme riguardo alle inondazioni in India, uno dei paesi più vulnerabili sul pianeta, tra l’altro il più popoloso al mondo. Qui, la crisi climatica trova terreno fertile, e ogni volta porta a conseguenze drammatiche. Tuttavia, dopo due settimane di piogge incessanti che hanno distrutto una vasta area, la ASI, Archeological Survery of India, tranquillizza tutti, affermando che ormai il peggio è passato.
L’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, avverte l’intera India, una nazione soffocata da un inquinamento arrivato alle stelle, derivante da tecniche e tecnologie arretrate, costituita da tradizioni non al passo con i tempi, e afflitta dalla sovrappolazione, con tutti i danni che genera.