La riscoperta della Canapa può valorizzare l’agricoltura italiana, il progetto messo in atto è davvero sorprendente
Al di là di quel che si possa pensare, l’Italia è stata una della nazioni che ha maggiormente tratto vantaggio dalla coltivazione della Canapa. L’utilizzo di questa pianta è stato per secoli ben differente da quello “ricreativo” che tutti immaginiamo, visto che le fibre prodotte da questa pianta ed utilizzate nella costruzione di corde e tessuti, sono state una fetta importante dell’economia italiana fino al secolo scorso.
Proprio per questo, abbattendo i luoghi comuni più radicato, sta prendendo vita un progetto ambizioso, atto a riscoprire questa coltivazione antica per rilanciare l’agricoltura moderna. Questo progetto si chiama “Canapro”, e per il momento ha coinvolto la regione Lombardia, con lo scopo di valorizzare questa risorsa per un utilizzo di questo materiale estremamente resistente, versatile e soprattutto ecologico.
Come già detto prima l’importanza storia della canapa rende questo prodotto un valore antico che merita la riscoperta. La Canapa, infatti, potrebbe essere una chiave di Volta verso un futuro più green, utilizzata in diversi settori per sostituire tessuti inquinanti o plastiche ma non solo. La canapa si presta anche per la produzione di un olio di altissima qualità, tanti benefici che vanno oltre l’utilizzo di questa pianta come stupefacente e che sono al centro del progetto.
La ricerca è stata cofinanziata dal Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 e dalla Regione Lombardia, nel tentativo di promuovere la produttività e la sostenibilità dell’agricoltura. Per far sì che potesse andare avanti tale progetto vi è stato bisogno dell’aiuto di varie aziende tra cui la Fondazione Morando Bolognini, l’azienda agricola Madreterra e l’azienda agricola Matteo Penati.
L’obiettivo del progetto “Canapro” è di tutto rispetto e mira a migliorare la sostenibilità agronomica ed ambientale identificando le varietà di canapa più adatte all’ambiente lombardo, sviluppare modelli di crescita per la coltivazione in pieno campo e in serra, inoltre, il progetto si prefiggeva di identificare le varietà con la resa in olio più alta, in modo da rendere davvero conveniente il ritorno alla coltivazione di questa pianta.
Durante il convegno finale per la presentazione dei risultati Antonio Ferrante, coordinatore del progetto, ha spiegato che le varietà di canapa che hanno evidenziato i migliori risultati in termini di adattamento sono state la Carmagnola, Carmagnola selezionata, Felina 32 e Santicha 27. Quel che ha lasciato tutti senza parole, tuttavia, è la scoperta dell’estrema variabilità che circonda il mondo della canapa, una variabilità che potrebbe essere un ostacolo da dover superare, con il bisogno di restringere il campo attraverso ibridazioni e studi per arrivare ad una qualità che possa essere valida a tal punto da valere la pena di essere coltivata a livello nazionale.
Analizzando l’olio di Canapa prodotto ciò che è venuto fuori è l’alto potenziale di questo prodotto, un olio composto per l’80% da acidi grassi polinsaturi e molto ricco di Omega 3 ed Omega 6. Le applicazioni di questo olio sono tantissime, non solo per quel che riguarda la cura della salute umana ma anche quella degli animali, che potrebbero trarre enormi benefici dall’integrazione degli alimenti con questo prodotto.
Questi 3 anni di progetto Canapro hanno quindi evidenziato come sia davvero importante rilanciare questo prodotto, bandiera del made in Italy nei secoli passati. Siamo comunque solo all’inizio, visto che tale progetto è stato solo un aprivia verso un futuro sempre più incentrato sull’utilizzo di materie prime ecosostenibili in grado di migliorare una situazione che merita tutta la nostra attenzione.