La posizione dell’Italia verso la carne sintetica è chiara, ma cosa sta succedendo nel resto del mondo?
In un futuro in cui la ricerca di sostenibilità è l’obiettivo principale in tutti gli ambiti, anche in quello alimentare siamo proiettati verso nuove frontiere. Nella lotta all’inquinamento ambientale e allo spreco di risorse idriche la ricerca di sistemi paralleli all’allevamento intensivo ha portato in questi anni alla crescita sempre maggiore del settore delle carni sintetiche, ovvero delle carni coltivate a partire da cellule vive che potrebbero rivoluzionare in totale il mondo dell’allevamento.
In Italia l’ipotesi di vedere commercializzata e prodotta carne sintetica è stata bloccata sul nascere, con una recente legge di governo, già approvata in senato, che prevede il divieto assoluto di sperimentazione e propagazione di questo settore sulla nostra penisola. La situazione globale, tuttavia, potrebbe essere differente, ma sappiamo davvero a che punto ci troviamo verso la transizione alle carni sintetiche?
Tra la produzione di carne in maniera classica e quella moderna, che prevede una vera e propria “coltivazione”, sembra esserci un equilibrio delicato fatto di sfide difficile e controverse da superare. La posizione dei cittadini è variegata, le iniziali premesse promettenti della carne sintetica sembrano però trovare sempre maggiore incertezza, soprattutto investigando a fondo sui reali vantaggi in termini di sostenibilità ed impatto ambientale.
Secondo una ricerca condotta dall‘Università della California la produzione di carne sintetica potrebbe risultare addirittura dannosa per l’ambiente più di quanto non lo sia l’allevamento tradizionale di bovini. Uno studio stupefacente che ha insilato dubbi già radicati riguardo questa nuova forma di “agricoltura” cellulare. Dallo studio è emerso che la coltivazione della carne potrebbe emettere fino a 25 volte più anidride carbonica rispetto all’allevamento del manzo, un dato che, qualora confermato da altre realtà, potrebbe mettere fine al futuro delle carni sintetiche prima del loro vero approdo.
Eppure esistono alcuni vantaggi indiscutibili legati alla carne coltivata che riguardano il consumo di antibiotici, i costi ambientali per i nutrienti e la minor quantità di acqua utilizzata in questo processo. Proprio per questo motivi l’abbandono dello sviluppo della carne coltivata non è ancora un ipotesi vagliata, nonostante i sistemi di allevamento di bovini attuali si dimostrano ancora di gran lunga più efficienti.
La domanda che viene naturale, quindi, se dovremmo investire più nell’efficienza delle aziende zootecniche, portando la carne sintetica ad un livello di sostenibilità superiore, oppure se dovremmo vagliare altre strade nell’evoluzione di quelli che sono gli attuali sistemi di allevamento tradizionale. Quel che è certo è che siamo in questo momento in un punto cruciale e, scelte come quelle fatte dall’Italia, potrebbero segnare la fine dell’era delle carni sintetiche.
Attualmente la produzione di carne “futuristica” richiede ancora molto macchinari ed un consumo di energia che supera i reali vantaggi, sviluppando le energie rinnovabili in maniera decisiva, tuttavia, potremmo ottenere un pass anche per sbloccare definitivamente questo nuovo tipo di “agricoltura”, anche se la strada sembra attualmente davvero in salita.
Mai il dibattito su quale sia la strada da intraprendere è stato più acceso, l’innovazione tecnologica giocherà un ruolo centrale nella transizione verso l’utilizzo delle carni sintetiche, resta però da capire quale sarà la volontà comune, in quanto non vi è tecnologia in grado di reggere alle leggi di mercato, leggi che saranno dettate dai soli consumatori, in grado di emettere il verdetto finale.