Rifiuti da demolizione e costruzione, sapevi che ben l’80% viene riciclato? Scopriamo di piu’ su questa prassi green che ci piace davvero tanto.
Il settore dell’edilizia è stato certamente tra quelli maggiormente colpiti dalla pandemia. Nel 2021 si è registrata una crescita significava per quanto concerne la formazione di rifiuti speciali, si parla di 165 milioni di tonnellate. Un aumento pari al 12,2% ovvero circa 18 milioni di tonnellate.
Questo incremento deriva da un aumento di affari nei settori industriale, artigianale e dei servizi. Poco meno del 50% questo aumento dei rifiuti proviene dalle attività di costruzione e demolizione, quello che ad oggi continua ad essere il settore principale sulla produzione totale dei rifiuti speciali.
In Italia, dislocati su tutto il territorio, ci sono oltre 10 mila impianti deputati alla raccolta di questo rifiuto speciale. Le regioni che producono più rifiuti di questo tipo sono la Lombardia, a seguire il Veneto con 18 milioni ed Emilia Romagna 14,6 milioni. Al Centro la regione Lazio è l maggior produttore, mentre al sud a detenere questo primato è la Puglia.
Per questa tipologia di rifiuti vi è un’elevata percentuale di riciclo – ovvero pari a ben l’80% – andando così ben oltre le aspettative. Si parla infatti che ab origine l’obiettivo era fissato al 70%, questo era in termini percentuali quanto indicato nella normativa del 2020. In primis, il recupero di questi materiali da demolizione riguardano la produzione di rilevati e sottofondi stradali.
Sul punto il Rapporto ammette che bisogna nobilitare gli utilizzi predisponendo una riconversione in nuovi prodotti. Il Rapporto Rifiuti Speciali Edizione 2023 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che è stato pubblicato a luglio hanno messo in luce questa situazione, palesando da un lato un senso di orgoglio per essere arrivati all’80% quindi oltre a quanto previsto, ma questo non significa affatto che bisogna cullarsi.
Il rapporto si dedica anche a definire ed elencare quelli che sono i rifiuti che presentano delle criticità; in tale lista abbiamo in primis i rifiuti contenenti amianto (che hanno subito una riduzione pari al 12% rispetto al 2020), veicoli e pneumatici fuori uso, fanghi di depurazione delle acque reflue urbane e rifiuti sanitari.