Scopriamo come gli esperti riescono a costruire opere d’ingegneria sott’acqua, i calcoli che devono fare e le strutture che adoperano.
La realizzazione di strutture sott’acqua non è una cosa semplice, perciò, occorrono calcoli, studi e piattaforme ausiliare per portare a termine i lavori. Il tutto, pur di contrastare l’allagamento e permettere agli operai e ai macchinari di operare correttamente e in sicurezza. Ad esempio, i ponti sui mari, che hanno i piloni immersi in acqua, come si realizzano?
Gli ingegneri, per loro realizzazione, fanno affidamento a particolari strutture ausiliarie, chiamate Cofferdam, oppure si sfruttano, per lavori meno imponenti, dei semplici pali fissi che servono da supporto alle strutture in elevazione. Dunque, esistono due tipologie di lavori, sfruttate in base all’opera da realizzare, ma scopriamo di più.
Realizzare opere d’ingegneria sott’acqua, come lavorano gli esperti
Come accennato, una struttura ausiliaria per la costruzione di opere imponenti in acqua è il Cofferdam, ossia un cassone a tenuta idraulica in grado di isolare la parte interna dall’acqua. I Cofferdam possono essere realizzati direttamente sul posto dove si svolgono i lavori, oppure costruiti in altre parti e poi trasportati sul sito dove sorgerà l’opera.
È interamente costituito da pali e da pannelli in acciaio, chiamati palancole, ma ci sono varianti fatte di roccia o di cemento armato, che danno una maggiore stabilità e che scaricano il peso eccessivo dell’opera. Le palancole si congiungono tra loro a incastro, in modo tale da garantire una tenuta stagna.
Queste palancole devono essere costruite con criterio, devono trattenere l’acqua, non si devono ribaltare e inoltre devono generare un moto di filtrazione all’interno della vasca, per riequilibrare il dislivello dell’acqua generato dal loro impiego.
Il processo per l’assemblaggio delle palancole è chiamato profondità di infissione, un processo importantissimo per realizzare l’opera in modo corretto. Una volta che l’area è stata resa asciutta, viene posizionato il Cofferdam, ancorato al terreno, e l’acqua viene pompata fuori da apposite pompe idrauliche. All’interno di questo cantiere, gli operai e i macchinari possono operare in totale serenità.
Dopo aver riempito il Cofferdam con il calcestruzzo e attesi i tempi per la sua solidificazione, la struttura viene smontata, poiché non occorre più, e quindi vengono tolte le singole palancole. Oltre all’uso del Cofferdam, per strutture meno complesse, invece, si utilizzano dei pali fissi, ossia strutture tubolari in acciaio, conficcate nel fondale.
Dentro al palo viene gettato il calcestruzzo, il quale farà da struttura portante. Ovviamente, rispetto al Cofferdam, qui la capacità portante è decisamente inferiore. Inoltre, le fondazioni non scendono troppo in profondità. In pratica, questa tecnica è un’evoluzione della palafitte di legno, usate da millenni, destinata a portare carichi non troppo eccessivi. Poi ci sono soluzioni alternative per la costruzione dei ponti in acqua, come ad esempio l’originale idea sfruttata in Cina per l’autostrada galleggiante.