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Bioplastica riciclabile all’infinito grazie ai batteri

Una nuova frontiera del riciclo è ormai alle porte, la bioplastica potrebbe risolvere un enorme problema

la bioplastica (foto instagram-m.e.a.gray)-Orizzontenergia.it

Uno dei problemi ambientali di maggior spicco negli ultimi decenni è quello generato dall‘utilizzo massivo di materie plastiche praticamente in ogni ambito della nostra vita quotidiana. L’abuso di questo materiale, resistente ed a basso costo, ha generato danni inimmaginabili che non saranno facili da risolvere se non tramite l’utilizzo di politiche attente volte al riciclo ed alla riduzione dell’utilizzo di questo materiale.

Proprio in tal senso negli ultimi anni sono tantissimi i passi mossi dall’Europa che ha iniziato un processo di riduzione della plastica in favore dell’utilizzo di materiali biodegradabili come ad esempio l’amido di mai per la creazione di piatti, bicchieri e posate usa e getta. Questi piccoli passi non sono tuttavia sufficienti ma il futuro potrebbero arrivare qualche gradita sorpresa con l’avvento delle bioplastiche, un materiale riciclabile e riutilizzabile infinitamente che potrebbe rappresentare la soluzione definitiva per la riduzione dell’inquinamento dovuto a questo prodotto.

Nasce il PDK, la plastica riutilizzabile all’infinito studiata nell’università della California

bioplastica nel terreno (foto instagram-m.e.a.gray)-Orizzontenergia.it

La plastica è una compagna delle nostre vite che sarà praticamente impossibile da debellare, il suo utilizzo massivo per un’infinità di prodotti, quindi, se non cancellato può essere modificato sostituendo questo materiale con uno simile per proprietà meccaniche e di durabilità ma del tutto diverso per quel che riguarda le possibilità di riutilizzo.

Questo è il principio alla base delle ricerche del Lawrence Berkeley National Laboratory in California, dove un team di studiosi ha recentemente scoperto un vaso di pandora elaborando un materiale del tutto nuovo e soprattutto sostenibile per l’ambiente.

Attraverso una ricerca durata diversi anni l’istituto ha creato una nuova bioplastica chiamata PDK che, a differenza della plastica convenzionale che si degrada in gran parte ad ogni ciclo di riciclaggio, può invece essere scomposta ripetutamente in blocchi puri che possono essere quindi riutilizzati per creare nuovi prodotti.

La chiave di questo straordinario successo risiede nei batteri, in particolare nell’Escherichia Coli, un batterio presente tatticamente ovunque che gli scienziati sono riusciti a manipolare per far sì che questo potesse essere in grado di trasformare gli zuccheri delle piante in un composto chiamato bioTAL. Grazie a questo processo il team ha prodotto un tipo di PDK biologico per l’80% che potrebbe andare a sostituire le sostanze petrolchimiche fin ora utilizzate, rendendo il PDK una soluzione genuinamente sostenibile.

Il PDK non è però solo una novità scientifica ma una promessa concreta per una moltitudine di applicazioni. Questo materiale risulterebbe ottimo per la produzione dei cinturini per orologi ai cavi dei computer, dagli adesivi ai materiali da costruzione, il PDK può essere praticamente impiegato in una miriade di prodotti e riutilizzato infinite volte M ma ciò che rende il PDK veramente unico è la sua resistenza, superiore a quella della plastica di origine fossile.

piatti in bioplastica (Foto instagram-biotable_it)-Orizzontenergia.it

Questo materiale è infatti capace di sopportare temperature fino a 60°C il che lo rende ideale anche per essere utilizzato in ambiti come la produzione di articoli sportivi e componenti automobilistiche come cruscotti e paraurti.

Anche se per ora si sente ancora poco parlare di questo materiale, il suo potenziale lo rende un prodotto unico che potrebbe probabilmente ridefinire l’impatto globale delle plastiche nell’ambiente e farci volare in un futuro che fin ora abbiamo solo immaginato.

Finalmente una buona notizia che speriamo presto possa diventare una realtà costante nel nostro quotidiano. Per ora è chiaro che servano ancora anni di studi per affinare la produzione e soprattutto renderla vantaggiosa e competitiva in termini di costi, ma questo primo passo può certamente essere accolto in maniera positiva nel tentativo di risolvere uno dei problemi più profondi che affligge io nostro pianeta come quello dell’inquinamento dovuto alle materie plastiche.

Mariano Orlacchio

Mariano Orlacchio nasce a Anzio nel 1990 conseguendo il diploma di maturità scientifica ad indirizzo scientifico tecnologico. Sin da piccolo si appassiona allo sport e alla scrittura. Con gli anni la sua estrema curiosità l’ha portato ad informarsi sempre di più nell’ambito sportivo e nel giornalismo conseguendo il tesserino professionale da pubblicista.

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