Hai mai pensato al tuo gatto come ad un alieno? Eppure questa è la verità, le ultime rivelazioni sono sconcertanti
Quando si parla di biodiversità è chiaro a tutti come spesso si stia parlando di equilibri perfetti e delicati che la natura ha messo in piedi in millenni di evoluzione. Far vacillare questi equilibri talvolta è molto semplice ma di sicuro quasi mai nessuno avrà pensato che il nostro pigro gatto domestico potesse essere la causa di tanti problemi!
Eppure ogni volta che una specie non autoctona invade un altro territorio i rischi sono sempre dietro l’angolo. Una testimonianza è arrivata dall’Australia dove la presenza del gatto ha portato diverse specie di marsupiali locali addirittura all’estinzione. Ma come può il vostro micio domestico diventare una specie invasiva aliena? L’accademia delle scienze in Polonia ha spiegato come sia possibile mostrando l’impatto che i vostri simpatici micetti hanno sulla biodiversità e non crederete facilmente ai risultati!
Spesso i felini sono gli ospiti più graditi all’interno di una casa, con il loro carattere particolare e differente da individuo ad individuo questi animali hanno colpito l’essere umano fin dai tempi antichi e, proprio per questo, sono divenuti la specie animale più allevata e praticamente presente in ogni parte del mondo.
In pochi avranno tuttavia mai immaginato l’impatto negativo di questo animale per la fauna locale autoctona, le statistiche, infatti, parlano di circa 140 milioni di uccelli che ogni anno vengono predati dai gatti solo in Polonia. Numeri impressionanti che sicuramente preoccupano ma che, come hanno chiarito i scienziati protagonisti dello studio, non porteranno all’abbattimento di questi amichevoli felini.
Una situazione purtroppo molto diversa quella dell’Australia, dove si è chiesto ai proprietari di gatti di limitare le uscite dei loro animali per proteggere non solo gli uccelli ma anche gli altri piccoli mammiferi, numerosissimi, presenti sul territorio. Anche in Gran Bretagna i media hanno riportato preoccupazioni simili, tuttavia, organizzazioni autorevoli come la britannica Royal Society for the Protection of Birds hanno sottolineato l’assenza di prove concrete che i gatti siano la causa principale del declino delle popolazioni di uccelli.
In effetti la questione porta alla luce due temi fondamentali, ed il primo riguarda il reale impatto dei gatti sulla biodiversità, visto che in fin dei conti è inopinabile che i gatti siano dei predatori. Il secondo tema, invece, solleva dubbi sulla definizione stessa di “specie invasiva”, una definizione che sottolinea la minaccia che una specie esotica può rappresentare per la biodiversità.
La questione tuttavia è che i gatti sono ormai presenti in Europa da circa 10.000 anni, possono quindi davvero essere considerati “esotici” o “invasivi”? Forse la vera domanda da porsi è se come dobbiamo affrontare il problema della perdita di biodiversità in maniera concreta, guardando su altri aspetti e non concentrandoci sulla singola specie, o meglio concentrandoci sulla giusta specie!
Nessun altro animale, infatti, è risultato mai invasivo come l’uomo stesso e sarebbe fruttuoso indagare sulle vere cause che stanno riducendo la popolazione di uccelli e su come poter intervenire in maniera efficace guardando in prima persona ai nostri comportamenti. Fattori come l’inquinamento, la riduzione degli habitat e la crescente urbanizzazione sono solo alcune delle cause sicuramente più importanti di perdita di biodiversità e, magari, dovrebbero essere trattate in maniera più approfondita.
I proprietari dei teneri mici di casa, quindi, potranno stare tranquilli, i loro gatti potranno continuare ad accoccolarsi sul divano di casa ed anche, sporadicamente, concedere sfogo alla loro natura predando qualche uccellino o topolino. Dopo 10.000 anni l’impressione è che la natura abbia “digerito” da tempo la presenza dei gatti, quello che continuano a metterla ogni giorno a dura prova, senza dubbi, restiamo ancora noi esseri umani.