Ollolai e case a 1euro: l’iniziativa comunale per combattere lo spopolamento ed il progetto per accogliere chi lavora da remoto. Boom di candidature
Proporre case ad un prezzo simbolico per combattere lo spopolamento dei piccoli paesi. È questa una tecnica usata sempre di più dalle amministrazioni comunali che cercano di attirare turisti, stranieri e nuove famiglie alla ricerca della tranquillità e dell’aria buona nel proprio complesso urbano. La formula è più o meno sempre la stessa: “Case ad 1 euro”, una cifra irrisoria e solo simbolica per invogliare all’acquisto o all’affitto e fare in modo che i paesi tornino a vivere.
Ora ci prova il Comune di Ollolai, in provincia di Nuoro, con un’iniziativa rilancia ad una precisa categoria di lavoratori: i nomadi digitali, ovvero tutti coloro che lavorano da remoto, dal proprio domicilio o semplicemente viaggiando senza recarsi in ufficio. Si chiama “Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai” il progetto lanciato dal comune di 1200 abitanti nel cuore della Sardegna. Vediamo come funziona l’iniziativa e quali sono i risvolti.
Ollolai e case a 1euro: i dettagli dell’iniziativa
Tutti pazzi per Ollolai e la sua iniziativa di “case a 1euro”. Il progetto messo su dal comune in collaborazione con l’associazione culturale Sa Mata sta avendo davvero un grande successo. In pochi giorni, infatti, sono arrivate più di mille candidature da parte di persone di tutto il mondo che vogliono “accaparrarsi” la casa per recarsi in Sardegna lavorando da remoto.
L’obiettivo del comune è quello di ripopolare il borgo sardo creando una rete internazionale di residenze destinate ai professionisti di tutto il mondo che scelgono Ollolai come location dove vivere e lavorare a distanza. Si può scegliere di soggiornare per lunghi o brevi periodi in una casa che prima era disabitata del borgo al costo simbolico di un euro al mese.
Oltre le richieste c’è già il primo arrivo ad Ollolai. Si tratta di Clarese Partis, una designer californiana di 39 anni che lavora in smartworking presso l’agenzia User Experience. A breve dovrebbero aggiungersi altri due nomadi digitali: una coppia di Singapore. Insomma, l’iniziativa, nonostante la sfiducia iniziale di molti, si sta dimostrando un vero successo e potrebbe essere un modus operandi che in molti potrebbero seguire per incrementare la popolazione dei borghi, sempre più disabitati ma custodi di grandi gioielli storici, architettonici e culturali.