Una nuova pericolosa frontiera nell’allevamento, il futuro potrebbe rivelare pericolose evoluzioni
Negli ultimi anni gli allevamenti intensivi sono esponenzialmente aumentati in tutto il mondo a causa delle richieste sempre maggiori di carne dal mercato. Non è solo questo alimento, tuttavia, a generare grosse richieste, ma anche il pesce ed in particolare il tonno rosso, specie pregiatissima e comune nel nostro mar Mediterraneo che comunque non può sopperire alle richieste sempre maggiori di questo prodotto arrivate da tutto il mondo, Giappone in particolare.
A salvare questa specie dalla contaminazione, tuttavia, ci aveva pensato fin oggi la natura stessa di questo animale che ha bisogno di spazi immensi per sopravvivere e per riprodursi. Almeno questo è ciò che si pensava fino a poco fa, quando un team di ricercatori di un centro spagnolo ha segnato un traguardo mai raggiunto da nessun altro prima d’ora, un traguardo che potrebbe essere peor molto pericoloso.
Molto dell’impegno per quel che riguarda la ricerca e l’innovazione è speso per cercare di sopperire alle esigenze alimentari sempre crescenti. La scienza tuttavia corre forse troppo veloce ed alcune volte non si ha il tempo di pensare alle possibili implicazioni che le scoperte possono rappresentare.
Soprattutto per l’Italia questa scoperta potrebbe essere un duro colpo, parliamo dell’eventuale traguardo dell’allevamento intensivo di tonno rosso dell’Atlantico a terra, una pista che sembrava impossibile da battere sono fino a qualche settimana fa. In Spagna, infatti, è stata portata a termine per la prima volta la riproduzione di questo animale in vasca.
Un traguardo importante che ha attirato la curiosità delle imprese ma che solleva non poche preoccupazioni. Sicuramente allevare tonni a terra è una grossa opportunità di business, ma il benessere dell’animale e la sua salubrità sono sicuramente in discussione, soprattutto per via dell’uso intensivo di antibiotici necessario per una tale attività.
Che la pesca del tonno per soddisfare le richieste del mercato globale sia insostenibile è chiaro da sempre. Proprio per questo era già da anni sviluppato un sistema di allevamento che prevedeva il prelevamento in natura di giovani esemplari per poi essere ingrassati e venduti sul mercato. In questo modo è ben più facile arrivare ad una soglia di crescita accettabile anche se la qualità della carne se rapportata ad un prodotto selvatico non è equiparabile.
Il progetto spagnolo, tuttavia, supera queste frontiere anche se in termini di sostenibilità ambientale è chiaro che avere a disposizione più tonno allevato significherebbe meno prelievo in natura. Questo è il manifesto portato avanti dalle grandi industrie del settore come Next Tuna che hanno già avviato la costruzione di un grosso centro in cui portare avanti il lavoro del team di ricerca a nord di Valencia.
Quel che resta un incognita è quanto questo prodotto potrà essere salutare e quanto questi animali, da sempre simbolo di selvaticità indomita, potranno vivere una vita degna chiusi in grosse vasche a terra. La questione non è certamente facile da risolvere, il nodo è intricato ma nulla sembra ormai fermare le grandi industrie del settore. Il futuro in cui potremo mangiare tonno rosso allevato e riprodotto interamente a terra è già alle porte e solo il tempo di dirà questo traguardo dove ci porterà.