Ne è passato di tempo ma il suo momento è arrivato: il bambù nero sta per fiorire. Il rovescio della medaglia già ha preso il posto dell’entusiasmo. Vediamo di capire il perché.
Il bambù è una tipica pianta asiatica che forse molti non sanno che in realtà proviene dalla Cina. La sua coltivazione è soprattutto nella terra del Sol Levante e il suo impiego è veramente considerevole. Il legno viene usato nei cantieri edili perché, grazie alla sua resistenza, tiene bene le impalcature.
Dalle nostre parti magari la conosciamo come componente di una serie di mobili soprattutto da giardino. La qualità del bambù è veramente ottima, resistente e pregiata. La particolarità di questo vegetale è che la sua fioritura avviene ogni 120 anni. Infatti, per ricordare l’ultimo raccolto, bisogna andare indietro con il tempo fino all’inizio del secolo scorso, e per la precisione nel 1908.
Mancano ancora una manciata di mesi e avverranno i nuovi germogli almeno stando al parere degli esperti del settore. Sono proprio loro i professori i più preoccupati di questa fioritura imminente e di ciò che apporterà come conseguenza.
Nel nostro immaginario collettivo, o almeno per come deduciamo dai documentari, sappiamo benissimo che è il cibo preferito dei panda. Gli orsacchiotti con gli occhi cerchiati così buffi e teneroni che fanno innamorare ne sono davvero ghiotti.
Eppure i botanici già hanno dato l’allarme e alcuni ricercatori dell’università giapponese di Hiroshima sono già consapevoli del fatto che qualcosa è mutato nel tessuto di questa pregevole pianta. Il fine della ricerca ha constatato che, la prossima fioritura del bambù nero, provocherà una perdita di risorse tale che la pianta non sarà in grado di rigenerarsi come una volta:
“Il bambù da noi analizzato in Cina e Giappone, per esempio, non ha prodotto semi vitali che possano germogliare e c’è il rischio che alcune foreste perdano nel breve periodo le proprie proprietà naturali” ,
A parlare è un noto naturalista che sembra non dare scampo alla nobile pianta asiatica per il futuro:
“A livello sperimentale, la produzione dei germogli di bambù è stata infatti interrotta dopo la fioritura. E non c’era neppur alcun segno di rigenerazione dei fusti dopo la fioritura per i primi tre anni».
In pratica gli scienziati non sono riusciti a scovare alcuna tipologia di riproduzione asessuata nella pianta del bambù nero. Questo non significa di certo che ormai è in via di estinzione. È un processo che capita sovente nel regno vegetale e che forse questa volta ha colpito gli arbusti orientali.
Gli studiosi asseriscono che probabilmente il cambiamento climatico ha attuato una trasformazione e il bambù nero sta solamente cercando di difendersi e adattarsi al nuovo impatto ambientale che potrebbero causare significativi cambiamenti nella vegetazione e nella copertura del suolo.
La trasformazione potrebbe interferire con mammiferi, piante, invertebrati, funghi, batteri e uccelli a dover migrare o adattarsi rapidamente a nuove condizioni ambientali in un breve lasso di tempo.