Ailanto: c’è un solo metodo per debellare la pianta. La soluzione trovata negli Stati Uniti: restano da fare controlli approfonditi
È stato soprannominato albero del Paradiso ma per la Capitale e tante altre città è, oggi, un vero inferno. Parliamo dell’ailanto, un albero derivante dalla Cina che si sta dimostrando una specie decisamente aliena e invasiva per il nostro Paese e non solo. Si sviluppa in modo veloce ed è quasi impossibile debellarla, resistente a qualsiasi tipo di parassita perché essa stessa li ospita e li fa proliferare.
L’ailanto non è riuscito ad attecchire solo ai Poli. Qui le strade, i marciapiedi e l’asfalto sano abbastanza rari e tra i ghiacci le radici dell’albero non sono riuscite ad attecchire. A Roma come in altre città ha trovato terreno fertile per il suo sviluppo. Super resistente, c’è però una cosa che riesce a metterlo ko. Vediamo di cosa si tratta.
L’ailanto se trova le condizioni favorevoli, come è successo a Roma, cresce in modo velocissimo. Conquista un metro ogni anno e grazie al vento e al terreno fertile riesce a seminare i suoi semi che lasciano attecchire le radici anche sotto l’asfalto ed il cemento. Anzi proprio queste condizioni consentono alla pianta di moltiplicarsi alla velocità della luce.
Abbattere la pianta segandola dal tronco non serve a nulla come anche estirpare le radici, l’ailanto si ripresenta più forte ed invasivo di prima. Queste però al momento sono le strategie che maggiormente vengono utilizzate per ripulire i marciapiedi e far in modo che i cartelli stradali siano visibili così da dare maggiore sicurezza sulle strade sia ai pedoni che agli automobilisti.
Anche le classiche disinfestazioni non sono efficaci con l’ailanto, hanno effetto breve in quanto i polloni che si trovano sotto l’asfalto non vengono raggiunti e dunque ci vuole poco a originare una nuova pianta. E allora come fare? Secondo il National Geographic negli Stati Uniti gli agronomi avrebbero individuato una soluzione valida. Si tratta di un fungo che sarebbe in grado di debellare l’ailanto. Si tratta del Verticillium nonalfalfae, probabilmente nativo della Pennsylvania, della Virginia e dell’Ohio.
Le sperimentazioni in Usa sono state avviate da tempo e nel 2020 la rivista Biological Control ha certificato che il fungo sia particolarmente efficace per controllare lo sviluppo della pianta. Quello che resta da capire ora, sono gli effetti che il microorganismo può avere sul resto delle piante e delle specie vegetali.