Secondo l’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, si può prevedere un terremoto, anche se la previsione è molto complessa.
È possibile prevedere un terremoto? Come informa l’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è possibile, anche se le varianti da prendere in considerazione sono molteplici e non sono mai di facile interpretazione. Si tratta, infatti, di un processo abbastanza complesso, poiché gli indicatori possono dare indicazioni poco precise, tutte da interpretare.
Indicare quando accadrà, con precisione, un evento sismico, quindi il giorno esatto, o addirittura l’orario, oggi è praticamente impossibile. La comunità scientifica, non a caso, utilizza il termine di “forecast”, ossia previsione approssimativa, per indicare la pericolosità sismica, senza sbilanciarsi troppo, basandosi su studi continui del territorio e sui dati storici.
Prevedere un terremoto, processo molto complesso, ma si lavora per essere sempre più precisi
Gli scienziati sono al lavoro di continuo per modernizzare le tecniche di previsione, in modo tale da essere sempre più precisi. Al momento, non esiste un metodo affidabile che possa prevedere un terremoto al 100%, di certo, la pericolosità sismica oggi è maggiormente prevedibile rispetto a decenni fa. Ad ogni modo, l’adozione di misure di prevenzione è fondamentale per ridurre i danni di qualsiasi entità.
L’ennesimo devastante terremoto, quello accaduto poche ora fa in Marocco, o quello accaduto in Alaska a luglio, senza contare quello terribile avvenuto in Turchia, riaccende i riflettori su un pericolo costante, e induce a riflettere su tante cose. È possibile prevedere questo terribile e distruttivo fenomeno naturale? Tale domanda sorge spontanea ogni volta che accade una tragedia simile. In Italia, territorio molto soggetto a terremoti, in tanti si fanno la stessa domanda.
Il nostro paese, infatti, è situato tra due grandi placche, quella euroasiatica e quella africana, inoltre è un territorio ancora geologicamente giovane. Soltanto lo scorso anno, sono stati registrati oltre 16 mila eventi sismici su territorio italiano, una media di oltre 40 scosse al giorno. Certo, si tratta di scosse impercettibili, ma, come sappiamo, l’Italia non è esente da terremoti distruttivi, da nord a sud.
Tra l’altro, in Italia i grandi eventi sismici sono ancora più letali rispetto a tanti altri paesi, come ad esempio il Giappone, altro paese molto sismico, perché il patrimonio immobiliare italiano è molto antico. Insomma, abbiamo case vecchie, non adattate alle norme antisismiche, e inoltre costruite in territori spesso inadatti. Se non è possibile prevedere concretamente un terremoto, sicuramente lo studio della storia di un territorio aiuta a fare previsioni.
Si può stimare statisticamente la probabilità che si verifichi un evento sismico entro un certo lasso di tempo. Tale approccio si basa sulla legge statistica di Gutenberg-Richter. Inoltre, i geologi studiano di continuo vari elementi, come cambiamenti del suolo, parametri chimici e molto altro ancora.
Tuttavia, lo studio del territorio riesce a risalire solo a poche centinaia di anni fa, un periodo di tempo geologico troppo breve per avere informazioni dettagliate su eventuali cambiamenti scaturiti da questi fenomeni. Sicuramente, la tecnologia rappresenta un valido aiuto per essere sempre più precisi e per studiare meglio il territorio, nonché per saper interpretare alcuni segnali.
Recentemente, l’INGV ha focalizzato l’attenzione sulla quota della falda freatica e sulla composizione dell’acqua, pubblicando un interessante studio sulla rivista Nature. I cambiamenti idrogeochimici possono essere un’informazione preziosa per prevedere eventi sismici. Anche il monitoraggio delle sorgenti di acqua possono fornire qualche idea su eventi futuri, attraverso modifiche di elementi chimici e del pH.