Peste suina africana, si debella con l’abbattimento?

Un’epidemia che spaventa gli allevatori ma anche i rifugi per animali salvati dal macello, sta succedendo in questo momento

Peste suina africana
Maiali condannati a morte (foto pixabay)-Orizzontenergia.it

Si parla da anni di come gli allevamenti intensivi possano rappresentare un problema enorme non solo per la qualità del prodotto fornito e per il benessere degli animali, ma anche per la possibile diffusione di malattie che, in allevamenti come questi, potrebbe diventare incontrollabile. Purtroppo però dalla teoria si è passati alla pratica in un batter d’occhio con l’arrivo della pesta suina africana, una malattia che sta colpendo duramente gli allevamenti del nord Italia.

Non si tratta di un falso allarme ovviamente, ma nonostante questo sembrano assurde alcune misure cautelative prese dal governo, soprattutto in alcuni casi specifici. Uno di questi casi ha come protagonisti i maiali del rifugio “cuori Liberi“, un’associazione che si è adoperata negli anni per salvare suoni detenuti in condizioni di salute pessime e destinati al macello. L’associazione, ovviamente, non alleva i maiali per scopo alimentare, ma questo non sembra essere importante per la regione che ha deciso di emanare comunque l’ordine di abbattimento di 35 suini dopo che alcuni di loro sono risultati affetti da peste suina. Adesso la situazione è al limite, ma è davvero necessario agire in questa direzione?

Peste suina, non servono gli abbattimenti, 35 maiali salvati dal macello rischiano la vita

Peste suina africana
Allevamento intensivo maiali (foto pixabay)-Orizzontenergia.it

Non tutti gli allevamenti sono uguale e, in uno scorcio nel paese si erge un luogo in cui alcuni suino possono vivere la loro vita serena senza le ombre del macello che incombono su di loro. Purtroppo però la peste suina non ha lasciato tregua nemmeno a loro e, quando due degli ospiti sono stati trovati morti a causa del virus, è scattato l’allarme e, per ora, anche la condanna a morte per gli altri ospiti del rifugio.

Una situazione ritenuta assurda dall’associazione, soprattutto perché i maiali in questione non sono destinati ad essere mangiati e, come tutti sanno, la malattia in questione non è trasmissibile all’uomo. Perché quindi condannare a morte animali per ora sani e liberi? I motivi, come spesso accade, sono economici, ed il governo sta tentando di salvaguardare proprio questi interessi ordinando l’abbattimento di ogni maiale contagiato o che sia venuto in contatto con altri contagiati.

Contro questo provvedimento il rifugio si è però già mosso, portando ben due ricordi al Tar regionale, proprio per far valere queste motivazioni. Al momento, tuttavia, non è ancora scampato il pericolo e per i 35 maiali, per ora sani e felici, la sentenza potrebbe essere infausta. Il rifugio per ora si è offerto di isolare i maiali che potrebbero essere infetti, una misura che potrebbe bastare in questo caso, ma sembra che salvaguardare gli interessi economici degli allevamenti sia poi importante.

Peste suina africana
Maiale (foto pixabay)-Orizzontenergia.it

Quel che non viene tenuto in considerazione, tuttavia, è che sono proprio gli allevamenti intensivi classici ad aver portato a tutto questo. Ammassare migliaia di maiali in spazi angusti, infatti, non può che rendere un evento virale di portata pandemica in brevissimo tempo, una situazione spesso spiegata dalla associazioni benefiche ma che non è mai stata ascoltata.

Adesso però, anche dei maiali sani e salvati dal macello sembrano destinati a pagare ancora una volta con la vita per colpa di questi allevamenti e, soprattutto, per favorire un’economia insostenibile e sbagliata, che ha fatto accendere una bomba ad orologeria che ormai era pronta ad esplodere già da anni, nel silenzio delle istituzioni.

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