Una pratica brutale che in pochi conoscono e figlia di esigenze di mercato assurde!
Quando si parla di allenamento intensivi spesso si pensa a grandi stalle in cui bovini, ovini o suini vengono allevati uno addosso all’altro in condizioni di salute pessime, queste pratiche, seppur comuni, sono però comunque un niente se paragonate al destino dei pulcini maschi appena nati in alcuni allevamenti.
Il mercato del pollame generalmente preferisce le femmine, questo perché il più delle volte lo scopo è la produzione di uova e, solo dopo che le galline siano state sfruttate per questo scopo, queste passano alla macellazione. I maschi, ovviamente, garantirebbero molti meno benefit a parità di investimenti per il loro mantenimento e proprio per questi motivi sono spesso scartati subito dalla nascita.
Nessuno avrebbe però immaginato quale possa essere il metodo utilizzato per togliere la vita ai piccoli nascituri, un metodo che definire brutale è sicuramente riduttivo e che la comunità europea ha già messo al bando.
Pulcini tritati dopo poche ore dalla nascita, una realtà ancora possibile in Italia
La comunità europea ha già mosso diversi passi per far sì che questa pratica assolutamente incommentabile possa finire in tutti gli Stati dell’Unione europea, anche in Italia, quindi, ci stiamo muovendo in questa direzione ma quel che è stato fatto sembra non essere ancora abbastanza viste le deroghe previste dal nuovo decreto attuativo.
La sensibilizzazione promossa da tantissime associazioni a tutela dei diritti degli animali hanno sortito qualche effetto ma tali associazioni al momento non possono ritenersi soddisfatte. Seppur entro il 2026, infatti, le operazioni di uccisione brutale dei pulcini maschi dovranno terminare, esistono alcune deroghe che permetteranno che queste continuino.
Il decreto stabilisce, infatti, che in caso di errori nella separazione dei sessi, malfunzionamento delle macchine di identificazione o necessità di ridurre la popolazione per ragioni di salute pubblica, tali uccisioni potrebbero continuare così come avvengono in questo momento. È dunque facile pensare che saranno molte le aziende che escogiteranno sistemi per sfruttare tali deroghe, in modo da continuare il massacro senza spendere energie per ricollocare i pulcini maschi.
Tra i possibili impieghi per i piccoli nati del sesso “sbagliato”, sorge però anche un altra voce oltre al ricollocamento in strutture disposte ad accoglierli, ovvero quella del destinarli al pet food, anche se questa ipotesi dovrebbe essere un’ultima spiaggia. Anche questo passaggio del decreto solleva questioni etiche visto che, se l’obiettivo era quello di garantire il benessere degli animali, non sembra chiaro come questa pratica possa riuscire a farlo.
Le associazioni per la tutela degli animali non risultano quindi affatto soddisfatte dei risultati ottenuti dal governo, risultati che sono un primo passo ma lasciano ancora molto spazio per miglioramenti. Anche nella pratica di messaggio delle uova che attualmente viene effettuato entro il 14esimo giorno, troppo in là per scongiurare la sofferenza dei feti.
La strada verso l’effettivo rispetto delgi animali nell’industria del pollame, quindi, sembra davvero lunga e dissestata. l’Italia ha mosso i suoi primi passi ma questo non basta in maniera più assoluta per raggiungere quel futuro di sostenibilità e rispetto degli animali che tutti ci auguriamo di poter raggiungere già nei prossimi anni.