L’olio esausto diventa biocarburante: vediamo quello che accade nel processo che trasforma lo scarto in materia prima green per gli spostamenti
L‘olio esausto, quello che utilizziamo per la frittura, come sappiamo, non va smaltito nel water o negli scarichi ma conferito negli appositi siti per lo smaltimento. Accumulato in casa in contenitori di plastica va poi portato nei punti ritiro per essere riutilizzato. Vi siete mai chiesti però che fine fa quell’olio? Come viene trattato e rimesso in circolo?
Tra le tante opzioni c’è quella di farlo diventare biocarburante, ovvero biocombustibile ottenuto da oli vegetali o grassi animali che provengono sia da prodotti di scarto che da piante appositamente coltivate. Sono rinnovabili e low carbon. Ebbene sì, attraverso un processo ad hoc di trasformazione l’olio esausto prende nuova vita e implementa quella che oggi chiamiamo economia circolare. Per capire come avviene la trasformazione è necessario recarsi all’interno degli stabilimenti che si occupano di fare questo ed inm Italia ce n’è uno d’eccellenza. Vediamo nel dettaglio tutto il processo.
Come l’olio esausto diventa biocarburante? Lo ha spiegato tramite il suo canale YouTube la piattaforma Geopop che ci porta all’interno della bioraffineria di Eni a Venezia, la più antica al mondo e la prima ad essere stata convertita nel 2014 da raffineria di petrolio a bioraffineria. È qui che attraverso un processo fisico e chimico avviene la trasformazione dell’olio che inizia il percorso per una nuova vita. Ogni giorno ne vengono lavorate circa mille tonnellate.
Gli oli che arrivano allo stabilimento subiscono, coma anticipato, due trattamenti: uno fisico per rimuovere le impurezze e uno chimico, che consente la vera e propria trasformazione in biocarburanti. Prima gli oli vengono separati dai metalli e dai residui solidi attraverso un processo ad hoc che purifica la materia prima e poi la filtra.
Si passa poi al processo chimico che consente di trasformare i trigliceridi, la base degli oli, in idrocarburi lineari, struttura dei biocarburanti. Questo avviene con due reazioni: la prima andando a togliere l’ossigeno attraverso una potente spinta di idrogeno che rende gli oli solidi. Ecco perché c’è bisogno poi di trasformarli in liquidi per poterli utilizzare andando ad agire sulla struttura attraverso un processo di isomerizzazione. Così si ottiene l’idrogenato, perfetto per poter essere utilizzato per la auto diesel. Non è il solo ovviamente. Si ottengono, infatti, altri biocarburanti idonei per l’impiego negli aerei e nele navi, oltre al biogpl.