Sono numerose le attiviste di Ultima Generazione a bloccare il traffico a Milano: il motivo del gesto è condivisibile, ma chi è che ne fa le spese?
Si parla tanto di cambiamento climatico, ma stiamo facendo abbastanza? A volte pare proprio di fare orecchie da mercante, nel senso che sentiamo ma non ascoltiamo quello che il nostro pianeta sta cercando di dirci. E questa inerzia noi la stiamo pagando a caro prezzo. Del resto basta guardare quello che ci circonda per capire quanto sia vera questa affermazione.
Sono tante e troppo tangibili le conseguenze derivanti da codesto fenomeno. Basta guardare gli eventi climatici presentatesi in questo 2023, anno non peraltro concluso eppure zeppo di tragedie che hanno anche provocato delle vittime. Ecco perché dobbiamo intervenire prima che sia veramente tardi, ma come?
Nella giornata di oggi la città di Milano ha subito un traffico intenso già alle 08:00 della mattina, ora di punta per chi deve raggiungere il posto di lavoro, ma anche per chi deve accompagnare i bambini a scuola. E’ stata messa in atto una vera e propria forma di protesta da parte degli attivisti di Ultima generazione.
In tanti si sono seduti sull’asfalto di una carreggiata di viale Fulvio Testi e si sono legati tra loro creando una catena a tre a tre. Insomma, un vero e proprio blocco stradale che ha fatto scattare la rabbia di molti automobilisti che hanno dovuto subire loro malgrado quasi un’ora incolonnati tra le proteste.
Arrivate sul luogo le Forze dell’Ordine dopo quindici minuti, le protestanti si sono spostate per far passare un’ambulanza. La catena umana è stata poi “spezzata” dai militari presenti sul posto. Attorno alle 9:00 – quindi ad un’ora dall’inizio della protesta – le manifestanti, sono state fatte salire sulle volanti e portate alla questura di Milano.
”Non vorrei essere qui oggi ma ho deciso di bloccare la routine delle persone, compresa la mia, usando unicamente il mio corpo per urlare che non possiamo più fare finta di niente. Non abbiamo più tempo. A spingermi è l’amore verso le persone a me più care” sono queste le parole di Carmen, una nonna italo-peruviana 72enne che spiega il motivo del suo gesto.