Argento riciclato? A quanto pare oggi è assolutamente possibile. Scopriamo di piu’ su questa preziosa ed importante scoperta.
Il binomio argento e nanotecnologie è assolutamente vivo ed il motivo è evidente, piu’ di quanto si possa pensare. Facciamo quindi chiarezza. Sono 500 le tonnellate di argento annue che sottoforma di particelle ultrafini, ossia sotto i 100 nanometri sono utilizzate per l’appunto nelle nanotecnologie. Quindi dispositivi medico sanitari ma anche elettrodomestici, mobili e perfino vestiti.
Tutto già è noto. Quello che forse non si sa è che durante le fasi di utilizzo e lavaggio di questi dispositivi, l’argento si disperde. E l’acqua così si ritrova a contenere quantità non indifferenti di argento. E’ demotivante pensare come questa dispersione non ne consenta un riutilizzo. E se invece tutto questo circolo spazioso avesse i giorni contati?
Dall’acqua si recupera l’argento disperso: lo studio
Dai ricercatori dell’ENEA e dell’Università di Padova proviene una importante novità. Sono loro infatti ad aver messo a punto un materiale capace di catturare le nanoparticelle di argento che si disperdono – per i motivi che abbiamo detto sopra – in acqua. Andando nello specifico, il materiale ottenuto si basa sulla silice ovvero un composto da cui si ricava il legno.
La silice viene trattata col nanoimprinting, una tecnica che scava delle fossette sulla superficie. Dal liquido composto di acqua con particelle di argento, tramite l’essicamento, si forma la silice solida con le nanoparticelle di argento che vengono intrappolate all’interno. L’esposizione successiva all’aria ha la funzione poi di far sciogliere.
L’argento in questo modo, una volta che viene liberato, può essere recuperato e riciclato. Questo significa in altri termini che il materiale è pronto per catturare in modo selettivo e rimuovere dall’ambiente altre e nuove nanoparticelle d’argento che sono disperse nelle acque. Sono queste le fasi essenziali del nanoimprinting. L’argento grazie a questo iter di preparazione entra nelle cavità della silice di dimensioni corrispondenti. Una volta che aderiscono ai frammenti di silice molto più grandi, possono essere rimosse dall’acqua.
Un grammo di silice nanoimprinted può rimuovere oltre 4 milligrammi di nanoparticelle d’argento, ovvero un milione di miliardi di nanoparticelle, cifre assolutamente importanti. Una volta pervenuti a tale scoperta, non si fermeranno mica qui gli studiosi. Hanno già annunciato di voler impiegare il medesimo processo per recuperare su larga scala altri tipi di nanoparticelle, anche dalle acque reflue inquinate.