Finalmente, una bella notizia, gli indigeni brasiliani festeggiano la vittoria sull’agrobusiness: Marco Temporal bocciato dalla Corte Suprema.
La vittoria sull’agrobusiness segna un punto di svolta non soltanto per le popolazioni indigene del Brasile, ma per tutti i popoli indigeni della Terra. La Corte Suprema brasiliana ha finalmente fatto valere i diritti territoriali dei popoli indigeni, abbattendo il cosiddetto Marco Temporal, il quadro temporale, una legge che prevedeva la sottrazione dei territori ai popoli non presenti fisicamente, sugli stessi territori, prima del 1988.
Ciò significava rilevare un territorio a un popolo che si era stanziato in una determinata area dopo il 1988, cacciando via gli indigeni, espropriando il terreno per trasformarlo in un campo agricolo, affidandolo a un’azienda, una delle lobby della monocoltura, che tanti danni sta causando. Un sfida ai diritti umani, nonché un affronto all’ambiente, con la distruzione di ettari di foreste. La Corte Suprema del Brasile, con nove contrari e due favorevoli, ha finalmente dichiarato il Marco Temporal incostituzionale.
Quello che le popolazioni native consideravano come la più grande minaccia nei loro confronti, e nei confronti dell’ambiente, ora è stata scongiurata. Esultano anche gli ambientalisti, tra cui l’associazione Survival International, i quali avevano fondato il movimento Xokleng, combattendo da anni il Marco Temporal, che in decenni ha prodotto catastrofi, distruggendo foreste e condannando il destino di tanti indigeni.
Il Marco Temporal, istituito sotto il Governo Bolsonaro, ma che ha origine negli anni ’60, durante la dittatura militare brasiliana, aveva raggiunto il culmine delle proteste nel 2021, con Bolsonaro deciso a espropriare ettari di terreno alle popolazioni locali. Gli indigeni, non appena saputo il verdetto della Corte Suprema, sono esplosi in canti e danze di gioia. “La giustizia ha fatto suo corso”, ha affermato Joenia Wapichana, leader dell’agenzia governativa per gli affari indigeni FUNAI.
I giudici hanno abbattuto anche le promesse dell’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, esponente di estrema destra che aveva scatenato una lunga serie di disastri, e che aveva promesso di non far più espandere i territori appartenenti agli indigeni. Il tutto per difendere le lobby agroalimentari, responsabili della distruzione della foresta Amazzonica. Bolsonaro è responsabile della deforestazione di numerose aree dell’Amazzonia.
Uno scempio condotto da una personaggio privo di senno, pericoloso per il mondo intero, ma che ora è stato battuto da una sentenza definitiva. È fondamentale tutelare i popoli indigeni dell’Amazzonia, non solo per far valere i diritti umani, ma anche per proteggere il loro prezioso territorio, ossia il polmone del pianeta.
Le riserve protette contrastano la deforestazione, e con essa combattono i cambiamenti climatici. Non esiste un limite di espansione territoriale delle riserve indigene, all’interno della Costituzione brasiliana. Attualmente, queste coprono circa il 12% del territorio totale del Brasile, il Presidente Lula ha intenzione di estenderle. Insomma, una buona notizia, che fa sperare per un futuro migliore per l’Amazzonia, e per tutti noi.