Alcuni dei primi rudimenti di scienza che vengono insegnati a scuola sono la fotosintesi clorofilliana e il processo di come respirano le piante. Ma spesso li rimuoviamo o li mettiamo in un angolo remoto del nostro sapere. Eppure sono decisivi. Proviamo a recuperarli insieme
Qualcuno tra i lettori si è mai chiesto come fanno le piante a respirare? A scuola da piccoli ci hanno insegnato che attraverso di loro noi possiamo respirare perché rilasciano regolarmente ossigeno, fondamento della nostra vita. Ma questo interessante processo, in definitiva, come avviene. Ebbene, andiamo a scoprirlo, o meglio a recuperarne la conoscenza, insieme. È una domanda apparentemente molto comune, ma sulla quale spesso non si trova il tempo di soffermarsi. Proprio come noi, le piante, assorbono dall’atmosfera, sviluppano e poi rimandano il gas che scartano in circolo nell’aria che poi noi respiriamo. Ma mentre noi eseguiamo lo stesso processo, sia di giorno che di notte, esse cambiano a seconda della presenza del sole. Noi assumiamo ossigeno e scartiamo anidride carbonica. Loro, dato che di giorno effettuano la fotosintesi clorofilliana, di notte eseguono il processo contrario.
Come respirano le piante, una spiegazione puntuale
Assorbono anidride carbonica e fanno fuoriuscire l’ossigeno, che poi noi respiriamo. È per questo motivo che la foresta amazzonica, la più grande del mondo, viene comunemente definita il polmone del mondo. Perché è una grandissima fonte dell’ossigeno che respiriamo. Di notte invece, il percorso respiratorio che le piante effettuano, cambia drasticamente. Di notte, infatti, le piante sono proprio come noi, assorbono ossigeno ed emettono anidride carbonica. È per questo motivo che si sconsiglia di tenere piante in camera da letto di notte. Troppa anidride carbonica fa male, in dosi massicce è letale. Quindi consigliamo di fare attenzione.
Ma le piante non hanno un apparato respiratorio, non hanno polmoni, ma soprattutto, non hanno bocca o naso. Come fanno allora a respirare? Molo semplicemente, anche le piante hanno dei piccoli fori, sulla superficie inferiore della figlia. Piccoli fori chiamati “stomi”. È da questi che l’aria entra ed esce. Da questi rilasciano anche l’acqua in accesso, sotto forma di vapore acqueo, che si va poi a depositare sulla superficie della foglia. Acqua in eccesso assorbita dalle radici e che una volta rilasciata, si andrà a riunire al ciclo dell’acqua, evaporando e salendo tra gli alti strati dell’atmosfera dove, dopo essere stata trasportata per miglia e miglia, ricadrà dal cielo sulla terra, sotto forma di pioggia, neve o grandine