Un elisir consigliato fin dai tempi antichi, ma attenzione ad alcuni aspetti che non sempre vengono evidenziati
Fin dai tempi antichi e soprattutto per la crescita dei bambini, l’olio di fegato di merluzzo è stato massivamente utilizzato per molteplici motivi. Senza alcun dubbio, tuttavia, chi lo ha provato ricorderà ancora il suo sapore, per alcuni davvero nauseabondo, nonché l’impossibilità di sottrarsi alla sua ingestione, in particolare negli anni 30-50 in cui questo alimento veniva somministrato ai bambini direttamente nelle scuole.
L’impiego principale dell’olio di fegato di merluzzo avveniva per contrastare il rachitismo sempre più diffuso a causa dell’urbanizzazione e del lavoro in fabbrica, e senza dubbio un elogio va fatto al suo scopritore, il dott. Moller, uno dei primi ad avere la giusta intuizione che la causa primaria della debolezza sempre più marcata nelle ossa dei bambini era da attribuire alla carenza da Vitamina D, provocata da malnutrizione o carenza di esposizione al sole, e guaribile attraverso l’utilizzo di questo alimento dall’alto contenuto di questa vitamina. Ma quali sono i reali benefici di questo prodotto? E perché in alcuni casi la sua assunzione è sconsigliata?
Olio di fegato di merluzzo, un elisir del passato con il quale prestare attenzione
Questa sostanza si ottiene, come intuibile, dal fegato di merluzzo, un organo che conserva in particolare molti acidi grassi Omega3, Vitamina A e Vitamina D. Una combinazione che rende questo prodotto ideale come integratore alimentare non solo per combattere le carenze di vitamine ma anche per rendere capelli lucenti e pelle sana.
Anche nella lotta contro il colesterolo cattivo, l’olio di fegato di merluzzo trova grosso impiego, questo grazie ai benefici offerti dagli Omega3 in esso presenti ed utili anche contro la pressione alta e problemi renali. Nonostante questi tanti benefici, tuttavia, prima di passare all’utilizzo di questo integratore sarebbe sempre bene chiedere consiglio al proprio medico, visto che questo elemento potrebbe potenziare gli effetti di alcuni farmaci antidepressivi o anticoagulanti.
Il linea di massima, tuttavia, è indicato l’utilizzo di questo integratore nelle dosi di un cucchiaio al giorno per un tempo massimo di 4 mesi, un po’ come si faceva in passato. Mantenendo questo dosaggio non si rischia di incappare negli effetti tossici della troppa assunzione di Vitamina A, ancor meglio evitabili se assunto durante i pasti.
Per combattere l’ostilità al suo sapore resta però ben poco da fare, l’unica alternativa utile è quella di acquistare capsule rivestite da ingerire oppure la versione “lemon” di questo olio, una variante dal sapore agrumata che non sa di pesce e resta sicuramente più gradevole da assumere.
Scegliere di tornare al passato e sposare l’utilizzo di questo integratore potrebbe essere la scelta giusta, soprattutto in inverno dopo lunghi periodi al chiuso che potrebbero portare a carenze di Vitamina D, ma è sempre una buona scelta farsi prima consigliare dal proprio medico di base.