Un gelato alla vaniglia realizzato con gli scarti della plastica: scopriamo chi lo ha ideato, ma soprattutto se è davvero commestibile. Lo provereste?
Un gelato alla vaniglia realizzato con gli scarti della plastica: potrebbe sembrare una bufala bella e buona, ma in realtà si tratta di un’utopia destinata a divenire realtà molto presto. Ad averne lanciato l’idea, la designer ed artista Eleonora Ortolani attraverso la sua ultima installazione intitolata “Guilty Flavours”.
Ma procediamo con ordine e cerchiamo di scoprire se un simile scenario si è già concretizzato, o se si tratta di un progetto ancora in fase di sperimentazione. Quel che è certo, a giudicare dalla notizia, è che si tratterebbe di una modalità – tra le molteplici attualmente al vaglio – per riciclare il materiale più inquinante e problematico del 21esimo secolo: la plastica.
Sebbene moltissime Ong si stiano adoperando per risolvere il problema dei rifiuti che sommergono i mari, il dramma della plastica sarebbe ben lontano da una definitiva risoluzione. La quantità industriale che ne viene prodotta ogni minuto, abbinata a dei processi di smaltimento spesso inquinanti e dannosi per l’ambiente, starebbero trasformando il pianeta in una vera e propria discarica a cielo aperto.
Contro il suddetto scenario, come svela un post di The Muffa, Eleonora Ortolani ha voluto stagliarsi proponendo il suo gelato alla vaniglia realizzato a partire dagli scarti della plastica. In cosa consiste, dunque, l’ultima installazione artistica nata dalla mente della designer? Approfondiamo la questione.
Gelato realizzato a partire dagli scarti della plastica: l’ultima creazione di Eleonora Ortolani
Si intitola “Guilty Flavours” ed è l’ultima installazione artistica della designer Eleonora Ortolani: un gelato creato a partire dagli scarti della plastica, volto a puntare i riflettori sul problema più grave con cui il 21esimo secolo è obbligato a confrontarsi. Laddove vi steste chiedendo se questa opera d’arte è davvero commestibile o meno, chiariamo la questione prima che possiate farvi delle illusioni: no, il gelato alla vaniglia ideato dall’artista non è ancora commestibile.
Tuttavia, ciò non significa che la sperimentazione della Ortolani non si stia muovendo proprio in questa direzione. L’intento della designer, come da lei stessa specificato in un’intervista rilasciata al canale YouTube di Global News, è di “far riflettere sull’inquinamento e su come potrebbe cambiare il nostro modo di mangiare in futuro“. A tale scopo, il progetto del gelato alla vaniglia è ancora in fase di sviluppo, e l’obiettivo è proprio quello di renderlo commestibile entro breve tempo.
Realizzata principalmente a partire da bottiglie di plastica, questa opera d’arte non mira solamente ad attenzionare le persone rispetto alle problematiche connesse al suddetto materiale, ma anche rispetto alle scelte alimentari che ciascuno di noi effettua nel quotidiano. Scelte che, spesso e volentieri, non fanno altro che aggravare la situazione di un pianeta ormai allo stremo, sommerso di rifiuti ed inquinato in ogni suo angolo.
La trasformazione della plastica in materiale edibile, tra l’altro, viene perseguita da anni anche dai ricercatori dell’Università di Edimburgo. Per quanto la Ortolani non sia stata pioneristica in tal senso, il suo contribuito non ha mancato di attirare le attenzioni di tutta la comunità scientifica. E, come in ogni circostanza, anche le critiche al suo operato non si sono fatte attendere.
“Mangiare plastica è irresponsabile”: le critiche al progetto della designer
Un progetto che fa discutere molto, quello di Eleonora Ortolani, sia in termini positivi che negativi. Sulla sua “Guilty Flavours”, in modo particolare, si è espressa l’esperta di biotecnologie Joanna Sadler, che ha riportato i pareri contrastanti di diversi membri della comunità scientifica.
Sono stati in parecchi, come rivelato dalla Sadler, a bocciare l’installazione artistica a cui la designer continua tutt’oggi a lavorare. Secondo i contrari al progetto, incoraggiare le persone a cibarsi di plastica sarebbe da irresponsabili. L’esperta, tuttavia, ha specificato di non condividere le opinioni negative arrivate da una larga fetta della comunità scientifica.
Secondo la Sadler, infatti, alla fine del processo la plastica di partenza non sarebbe più tale. L’obiettivo del progetto della Ortolani, non a caso, è proprio quello di trasformare il suddetto materiale da cima a fondo, rendendolo commestibile, ma soprattutto salutare in termini di salute.
Sebbene quest’ultimo aspetto necessiti di una particolare attenzione, è innegabile che l’installazione artistica della Ortolani abbia colpito nel segno. E voi, come vi comportereste di fronte ad un gelato alla vaniglia fatto con scarti della plastica? Avreste il coraggio di assaggiarlo?