Nuova incredibile scoperta, si tratta di un animale marino che sembra uscito dal film Alien, conta 20 braccia e vive in Antartide.
È stato chiamato Promachocrinus fragarius e possiede 20 arti. In effetti, di braccia ne sono state contate 20. Si tratta di un animale marino dall’aspetto spaventoso, tanto che sembra un alieno uscito fuori da qualche racconto di fantascienza. In molti, alla sua visione, hanno citato uno dei tanti mostri partoriti dalla mente del geniale scrittore del brivido Lovecraft. Assomiglia a una medusa, con lunghi e tenebrosi tentacoli. In realtà, si tratta di una stella marina piumata, scoperta da una team di ricercatori negli abissi dell’Antartide.
Il Promachocrinus fragarius è strettamente imparentato con le comuni stelle marine, con i cetrioli di mare e con tutti gli altri echinodermi, ossia i ricci di mare. Le prime tracce del Promachocrinus fragrarius erano state rinvenute già nel 2008. Da allora, i ricercatori della Scripps Institution of Oceanography hanno lavorato per ricostruire l’albero genealogico dell’animale, attraverso diverse spedizioni effettuate nell’Oceano Antartico. Dopo quindici anni, sono riusciti a classificare tutte e sette le specie di Promachocrinus, comprese quattro specie mai nominate prima.
Confermata la scoperta di un nuovo animale nelle profondità dell’Antartico: aspetto bizzarro e 20 inquietanti braccia
La specie che ha destato maggiore interesse, però, è la fragrarius, proprio per via delle sue venti braccia e per il suo colore molto particolare, che va dal viola al rosso scuro. Vive tra i 65 metri i 1200 metri sotto la superficie del mare. Come affermano gli stessi ricercatori: “l’ecosistema dell’Oceano Antartico è vastissimo, e impone un campionamento su larga scala per comprendere l’intera biodiversità”.
In effetti, studiare e comprendere le profondità marine non è compito semplice, figuriamoci le profondità dell’Antartico, la zona di mondo più complicata. Basti pensare che gran parte delle profondità sono ancora oggi del tutto sconosciute. Nonostante i progressi scientifici, oltre il 90% delle profondità marine restano ancora inesplorate. Abbiamo esplorato soltanto una piccola frazione delle acque oceaniche, e ogni tanto si fanno ritrovamenti clamorosi, come il guscio d’uovo dorato ritrovato di recente nell’Oceano di fronte alle coste dell’Alaska.
Le difficoltà nell’esplorazione degli oceani
Significa che, attorno di noi, c’è ancora un intero mondo da scoprire. La superficie oceanica mondiale costituisce il 71% della superficie terrestre. Di questa, solo il 19% è coperto da terraferma. Le specie che popolano gli oceani sono oltre 2 milioni, almeno quelle conosciute, ma risalire al numero esatto è praticamente impossibile, visto che, appunto, la quasi totalità delle profondità marine restano ignote. C’è una fascia, che si estende a 200 metri di profondità, chiamata Sunlight zone, che non crea problemi per le esplorazioni.
È la cosiddetta “zona di luce solare”, dove le piante fotosintetiche possono prosperare grazie alla luce che ricavano. Questa area è semplice da esplorare, qui filtra ancora la luce e la pressione non è estrema. Sotto i 200 metri, però, inizia il “mare profondo”, perciò si approda alla Twilight zone, ossia la “zona crepuscolare”, dove la luce non riesce a passare e la pressione si fa più intensa. Da questa zona in poi iniziano i problemi per le esplorazioni. Arrivati a circa mille metri di profondità, la pressione è impossibile da sopportare, dato che può aumentare anche di 100 volte rispetto a quella terrestre.
L’80% delle acque marine restano ancora da mappare, l’esplorazione è difficilissima, per molteplici fattorim anche se, grazie alla tecnologia moderna, riusciamo a spingerci oltre, attraverso diverse missioni negli abissi, come il progetto Investigator, in Australia, che ha raggiunto i 5 mila metri di profondità. Il Promachocrinus fragarius vive nella Twilight zone, per questo è stato difficile rintracciarlo e studiarlo. Maggiori informazioni riguardo questa specie si rintracciano in un articolo pubblicato sulla rivista Invertebrate Systematics.