Bello ma anche velenoso: è l’oleandro, l’arbusto dai fiori affascinanti ampiamente diffuso nelle nostre città. Pianta tossica tra storia e leggenda.
“Si vede ma non si tocca“, questo il detto che da sempre accompagna l’oleandro, pianta sempreverde di origine mediterranea e ampiamente diffusa. Si tratta di un arbusto che ha bisogno di poca cura anche per questo lo si trova, per esempio, come spartitraffico sulle autostrade. E in effetti questa pianta è utilizzata puramente per scopi ornamentali, anche perché è altamente tossica.
Il nome scientifico della pianta e Nerium oleander la cui altezza può arrivare anche a 5 metri. I fiori possono essere di diversi colori, i più comuni sono quelli bianchi, rosa chiaro e rosa scuro ma si trovano anche varietà più rare con fiori di color arancio, giallo e rosso.
Come si anticipava, l’oleandro può essere utilizzato solo come pianta ornamentale e questo perché ogni sua parte è tossica, a partire dai bellissimi fiori, ma anche le foglie e l’arbusto. L’intossicazione da oleandro si manifesta a principio con episodi di vomito che possono poi sfociare in problemi gastrici o, nei casi più estremi, anche in problemi cardiaci. L’intossicazione può avvenire in diversi modi: principalmente ingerendo i fiori -in questi casi bisogna fare molta attenzione ai bambini- ma anche falò alimentati con l’arbusto possono diffondere tossine che inalate sono pericolose; così com’è tossico l’utilizzo dei rami nell’ambito della cucina trapper ovvero quella che generalmente si pratica quando ci si trova all’aperto e non si hanno utensili a disposizione.
Contro l’oleandro esiste comunque un antidoto, ma è importante intervenire tempestivamente. Per cui se ci si rende conto di poter essere stati avvelenati dalla pianta perché entrati in contatto con essa è indispensabile recarsi immediatamente al pronto soccorso.
L’oleandro è una pianta che tende a crescere molto in altezza, ma questo non vuol dire che non esistano varianti nane o che non si possano coltivare anche in vaso. Come succede per molte piante, anche questo arbusto si può riprodurre attraverso la tecnica della talea, il cui procedimento è davvero molto semplice e che vi avevamo già spiegato. L’unica regola da ricordarsi, infine, è che l’oleandro ha bisogno di almeno 6 ore di esposizione diretta al sole e ha necessita davvero di pochissima acqua, soprattutto se la pianta ha più di 3 anni.
Infine una curiosità che riguarda questa splendida e pericolosa pianta; un’antica leggenda vuole che il bastone di San Giuseppe sia stato ricavato proprio da una pianta di oleandro, da qui il soprannome bastone di San Giuseppe. Mentre la disposizione delle sue foglie sul ramo rappresentano l’armonia dell’Universo.