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Chip impiantati nel cervello: in cosa consiste l’ultima trovata di Elon Musk

L’ultima trovata di Elon Musk è a dir poco pazzesca: la società Neuralink ha creato un chip da impiantare direttamente nel cervello.

Impulsi al cervello dati dal chip (YouTube/Neuralink) – Orizzontenergia.it

Neuralink è una società di proprietà del miliardario Elon Musk, fondata nel 2016, con lo scopo di superare e abbattere ogni limite fisico e cognitivo, grazie all’utilizzo di impianti elettronici. Impianti che oggi sono arrivati a uno sviluppo pazzesco, talmente piccoli ed efficienti da poter essere impiantati direttamente nel cervello umano. E non è uno scherzo, tanto che nelle prossime settimane, Musk darà il via alla prima sperimentazione su volontari.

L’obiettivo della società è davvero ambizioso e rivoluzionario, destinato, per forza di cose, a far discutere, in merito all’utilizzo della tecnologia. I chip da impiantare, almeno in teoria, dovrebbero fornire un incremento di funzionalità cognitive e di capacità fisiche. Il tutto, grazie a un impianto neurale. La missione finale, e quella più incredibile, ha lo scopo di poter far tornare a camminare tutti coloro che hanno subito lesioni gravi e che hanno perduto le funzionalità motorie.

Impiantare chip direttamente nel cervello: la speranza per tante persone potrebbe chiamarsi Neuralink

Il chip neurale da impiantare (YouTube/Neuralink) – Orizzontenergia.it

Guidata da un team di scienziati e di ingegneri, la Neuralink Corporation, con sede a San Francisco, è riuscita a realizzare un chip con un’interfaccia neurale talmente avanzata, da potersi connettere con il cervello umano. Attraverso un computer o a un qualsiasi dispositivi elettronico connesso, il chip riesce a fornire impulsi al cervello stesso, stimolando funzioni cognitive e fisiche.

In questo senso, se la sperimentazione va a buon fine, si riuscirà a superare ogni limite biologico, migliorando la vita di tantissime persone. Sul portale ufficiale di Neuralink, il chip viene presentato come “totalmente impiantabile, esteticamente invisibile, che si controlla con un computer”. Il chip funziona attraverso un sensore, chiamato N1 Sensor, composto da migliaia di elettrodi minuscoli, capaci di registrare le attività neurali del cervello.

Essendo un dispositivo wireless, il chip andrebbe ricaricato. Grazie a una ricarica a induzione, questo si riesce a caricare dall’esterno, comodamente. Sfruttando la potenza del Bluetooth, basta un semplice display per fornire comandi al chip, e di conseguenza al proprio cervello. Molte persone potrebbero, in questo modo, riprendere a camminare. Oppure, tante persone amputate, potrebbero eventualmente comandare una protesi.

Il dispositivo wireless da installare nel cervello per migliorare la vita, ma sono ancora tante le polemiche

Insomma, sicuramente sarebbe un sogno per tanti. Oltre mille elettrodi distribuiti su un totale di 64 fili flessibili e piccolissimi, da inserire nel cervello, senza toccare i vasi sanguigni, grazie all’intervento di un robot chirurgo. Neuralink promette applicazioni potenzialmente rivoluzionarie, che cambierebbero il mondo. Il chip potrebbe anche risolvere le malattie neurologiche, come il Parkinson o l’Alzheimer.

La visione della società di Musk è geniale, ma nel corso degli anni ha comportato il sacrificio di tanti esseri innocenti. Un’indagine svolta dall’agenzia Reuters, infatti, ha svelato che Neuralink, per sperimentare la sua tecnologia, ha fatto utilizzo di migliaia di scimmie, molte delle quali sono decedute subito dopo gli esperimenti, a causai dei gravi danni al cervello. Oggi, la USDA, il Dipartimento degli Stati Uniti, sta vigilando sui test eseguiti dall’azienda in laboratorio, per evitare violazioni sul benessere degli animali.

A tal proposito, Musk precisa, attraverso i suoi canali social, che le scimmie che Nauralink utilizza sono tutte malate terminali e che nessun esemplare è morto per le sperimentazioni. La Security and Echange Commission però, contesta le affermazioni di Musk, mostrando le prove dell’uccisione di decine di scimmie giovani e, precedentemente ai test, in perfetta salute. Ora, superata l’incognita sugli animali, la Food and Drug Administration ha dato il via libera alla sperimentazione sugli esseri umani, tutti volontari e incapaci di movimenti autonomi.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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