Una scoperta incredibile e dall’immenso valore scientifico è stata svelata in questi giorni, riguarda Giove e il suo oceano. Tutti i dettagli
Il telescopio Webb sembrerebbe aver identificato un elemento abbastanza particolare sulla superficie di una delle 95 lune di Giove. Il grande gigante gassoso che fa da papà benevolo a tutti gli altri pianeti del sistema solare non smette mai di stupirci. E lo stesso poi vale per tutti i suoi satelliti. Sembra quasi che se ne trovi uno nuovo a settimana. Solo pochi anni fa se ne contavano molti di meno. I progressi tecnologici nel campo astronomico però, continuano ad avanzare senza freni. Non molti, però, sono al corrente di queste informazioni estremamente interessanti. Lo studio delle lune di Giove, infatti, è una delle principali ricerche sullo studio di spazi abitabili al di fuori del nostro pianeta. Le lune di Giove sono sì 95, ma le persone comuni, raramente ne conoscono più di tre o quattro. Le principali, e anche quelle più note sono Io, Callisto, Ganimede ed Europa.
Queste quattro lune sono anche note come satelliti Galileiani. Questo per una ragione estremamente intuibile, Galileo Galilei fu di fatti il primo ad osservarle e quindi a categorizzarle. Le quattro più grandi tutt’ora osservate. La più curiosa è però l’ultima che abbiamo nominato, Europa. Questa sembrerebbe essere la più vicina alle caratteristiche che cerchiamo. Un’intera luna di acqua liquida, coperta però, da una solida superficie ghiacciata. Diversi studi la vedono come protagonista degli sviluppi futuri in materia. Diversi satelliti, pertanto, si sono concentrati e per lunghi periodi, sulle lune di Giove e sulle loro orbite. Europa è il sesto satellite per grandezza in tutto il sistema solare conosciuto. Questa sua caratteristica superficie ghiacciata al momento non permette di scoprire cosa vi sia al di sotto. Ma il progresso tecnologico può venire in aiuto.
Scoperta incredibile sulla luna di Giove
Oggi siamo riusciti a capire, appunto grazie all’attenzione rivolta dal telescopio Webb, che in una particolare regione della sua crosta ghiacciata sembrerebbe esserci qualcosa di interessante per gli esseri umani. La superficie ha le caratteristiche di una contaminazione da anidride carbonica, un gas che negli ecosistemi terrestri, è essenzialmente indice della presenza di vita. Il carbonio è l’elemento che sta alla base della Vita. In altri mondi la vita potrebbe certamente essersi sviluppata su altre basi. Si deve sempre rimanere aperti a tutte le possibilità. Ma trovare tracce di carbonio, sulla superficie ghiacciata di un satellite del nostro sistema solare, è una scoperta che lascia ben sperare. Il fatto più curioso è che, secondo i ricercatori che hanno fatto questa scoperta, quelle tracce di carbonio sarebbe arrivate sulla crosta visibile, in un’era geologica relativamente recente.
Chissà quindi, cosa potremmo mai trovare, al di sotto di quell’inferno ghiacciato, il giorno in cui l’uomo riuscirà a penetrarlo. Se fosse derivante dalla vita questo carbonio, chissà quali forme sconosciute di esseri viventi potrebbero averle mai prodotte. Nello studio è dimostrato che quelle tracce sulla parte esterna del pianeta sono senza dubbio arrivate dalla parte liquida, presente al di sotto di quella crosta di ghiaccio. Quindi non da parte esterne al sistema solare, introdottesi magari attraverso comete o rocce vaganti. Nessun ospite extra solare può aver trasportato quel tratto fin lì ed averlo sparso per tutta quella vasta ma specifica area. L’argomento è estremamente interessante, infatti ogni volta che Europa viene nominata, riceve l’attenzione mediatica di tutto il nostro pianeta. La prossima mossa è riuscire a comprendere la chimica di quell’oceano liquido nascosto.
L’Atlantide dello Spazio
L’Atlantide spaziale che potrebbe nascondere sotto è nei sogni di tutti gli appassionati. La regione dove l’anidride carbonica sembra essere concentrata, è chiamata Tara Regio. L’area è geologicamente molto giovane e non per questo meno interessante. La crosta di quella zona è nota come terreno del caos, chiara indicazione quindi della sua indiscutibile complessità. L’origine di questo nome deriva dal modo in cui sembra essersi creata quella zona specifica. L’area geografica mostra infatti evidenti segni di una costruzione che si è ripetuta nel tempo. Essenzialmente quel determinato tratto sembra essersi distrutto e rigenerato varie volte nel giro di poco tempo. Lasciando quindi avvenire uno scambio tra le acque presenti sotto lo strato ghiacciato e la superficie solida.
Come questo evento geologico si sia più verificato, è ovviamente tutto da capire e protagonista di approfonditi studi che vanno avanti da tempo. La storia resta però promettente. Concludiamo con un altro dettaglio molto interessante. Precedenti osservazioni del telescopio spaziale Hubble, hanno portato i ricercatori a trovare anche tracce di sale, prevenire dal substrato oceanico di Europa. Tutte queste informazioni restano di per sé utili, ma non danno ancora nessuna chiara conferma di vita al di fuori del nostro pianeta. La ricerca continuerà però ad indagare, con la speranza che si riesca un giorno a trovare una zona abitabile e studiabile da esplorare, come un tempo fu con la nostra luna.