Un anno fa, in Spagna, apriva il primo allevamento intensivo di polpi, nonostante le numerose petizioni, non si è riusciti ad arrestare tale crudeltà.
L’essere umano è un animale davvero pericoloso, il più pericoloso sul pianeta. Lo ha dimostrato in tantissime occasioni, purtroppo, e lo ha ribadito negli anni più recenti, calpestando la dignità degli altri esseri viventi. Il problema è che siamo diventati troppo a popolare la Terra, abbiamo superato gli 8 miliardi e la sovrappopolazione comporta tantissimi danni, a noi stessi, agli animali e all’ambiente. Le risorse primarie non sono disponibili e iniziano a scarseggiare.
Per soddisfare il fabbisogno di carne, siamo costretti a dare vita agli allevamenti intensivi, vere fabbriche di sofferenza e di morte, eticamente scorrette, che andrebbero abolite. Eppure, nonostante l’insosteniblità di tali pratiche, nonostante le numerose petizioni, non si riesce a fermarle. E così, dopo il mega palazzo su più piani destinato all’allevamento intensivo di maiali in Cina, ci siamo occupati anche dell’allevamento intensivo di polpi, nato lo scorso anno in Spagna, scatenando numerose polemiche.
Nonostante la simpatia che suscitano, e la conclamata intelligenza, continuiamo a nutrirci di polpi, e purtroppo il consumo di carne di polpo è aumentato drasticamente nel corso degli anni. Basti pensare che solo rispetto agli anni ’70, il consumo di polpo è aumentato di ben cinque volte, e ovviamente ciò implica molteplici problemi sia nella pesca tradizionale che nell’allevamento degli animali. La Spagna, che di certo non eccelle in fatto di diritti animali, viste le spietate tradizioni che ancora oggi porta avanti, va dritta per la sua strada.
La multinazionale della pesca Nueva Pescanova, quasi un anno fa, ha deciso di aprire il primo allevamento intensivo di polpi, alle Canarie, enorme, destinato ovviamente alla pesca e al commercio ittico. Qui, vengono allevati e uccisi oltre un milioni di polpi l’anno, un numero assurdo, per la produzione di tre tonnellate di carne di polpo. Sono numerose le associazioni animaliste di tutto il mondo che hanno protestato nei confronti di questo progetto, ma cosa si è concluso?
A rivelare i danni enormi che tale concezione di allevamento comporta è stato un report condotto dalla Compassion in World Farming e dall’Eurogroup for Animals, pubblicato con il titolo di Uncovering the horrific reality of octopus farming. In questo tipo di allevamento, gli animali sono allevati con un sistema di acquacoltura su terraferma e collocati in vasche sottomarine, tutti insieme, quando invece il polpo, lo sappiamo tutti, è un animale solitario.
In questo contesto, si possono osservare casi di cannibalismo. Tra l’altro, come riporta lo stesso articolo, la mortalità, in queste vasche, è altissima, pari al 20%. Significa che su 100 polpi, 20 muoiono per lo stress, perché divorati da altri esemplari e per le condizioni di cattività. Ma le torture non finiscono qui, perché i polpi sono costretti a stare sempre sotto la luce artificiale, non possono nascondersi, e attendono il loro destino, morendo tra atroci sofferenze tramite il doloroso congelamento effettuato con miscela di ghiaccio.
Vogliamo mangiare tutto quello che desideriamo e quando lo vogliamo, perché lo consideriamo un nostro diritto. In realtà, quello che pensiamo essere un nostro diritto, compromette il diritto e il benessere degli altri, dei più indifesi. Se non vogliamo restare soli sul pianeta, come prevedono gli scienziati tra 100 anni, perché avremo ucciso tutti gli animali e distrutto tutti i loro habitat, occorre per forza seguire un regime alimentare equilibrato e con dei limiti.