Il prosciugamento del Lago d’Aral è considerato uno dei più gravi disastri ecologici della storia. Scopriamo cos’è successo al lago, un tempo considerato il quarto più grande al mondo, le conseguenze dettate dalla sua rovina e le possibili soluzioni per contrastare i danni creatisi.
Che l’agire dell’uomo sia insostenibile e responsabile di irreversibili danni alla natura è ben noto e lo vediamo tutti i giorni con i nostri occhi. La prova è in fenomeni quotidiani come l’instabilità climatica che ci accompagna da mesi, con il passaggio dalla siccità estrema alle perturbazioni violente. Ma non solo. Ci sono angoli della Terra completamente minati, tanto da portare a vere e proprie tragedie ecologiche dettate per mano dell’uomo: tra questi troviamo il Lago d’Aral, ormai agli sgoccioli del suo corso.
Negli ultimi 50 anni, questo meraviglioso lago di acqua salata si è prosciugato in modo inesorabile, a tal punto che oggi sembra l’ombra di quello che era un tempo. Collocato tra l’Uzbekistan e il Kazakistan, si tratta di un lago di origine oceanica che quando era al massimo del suo splendore era considerato il quarto più grande del mondo, primato che oggi – viste le condizioni in cui verte – è solo un lontano ricordo.
Ampio 68mila km quadrati, dal 1960 si è prosciugato in modo lento, ma costante, tanto che attualmente la sua superficie si è ridotta del 75% arrivando oggi a essere appena 17mila km quadrati. A dimostrarlo sono le impressionanti immagini catturate dai satelliti che hanno ripreso la sua evoluzione nei decenni. Mettendo a confronto gli scatti realizzati nei diversi anni si vede proprio come il Lago si sia assottigliato tantissimo (qui ti abbiamo parlato di un altro lago in pericolo, minato dall’azione delle alghe tossiche).
Cosa ha determinato lo sconcertante prosciugamento del Lago d’Aral? Tutto è iniziato durante il periodo della Guerra Fredda. In quegli anni il regime sovietico ha ideato un progetto destinato ad aumentare la produzione del cotone, deviando due fiumi che finivano nel lago, allo scopo di irrigare dei campi. Questo ha ridotto di netto la portata di acqua che si immetteva nel lago, determinando il suo prosciugamento.
Le cose sono poi peggiorate per colpa dei diserbanti usati nella zona, che hanno contaminato l’Aral: il lago non avendo emissari ha visto il concentrarsi dei veleni sul suo fondo. Con l’evaporazione dell’acqua il terreno si è trasformato in una sorta di sabbia ricca di polveri altamente inquinanti (scopri qui un altro lago a rischio).
Il prosciugamento del Lago d’Aral è considerato uno dei più grandi disastri ecologi della storia. Non solo si è persa una bellezza naturale, ma questa tragedia ambientale ha avuto pesanti ripercussioni. Dal punto di vista ambientale ha dettato un inasprimento dei cambiamenti climatici. Un tempo, infatti, riusciva a mitigare il clima torrido dell’area, cosa che oggi non può più a fare, essendo così impoverito: la poca acqua rimasta nel lago non fa che evaporare in modo sempre più veloce, determinato una pericolosa escursione termina causa dell’inaridimento dalla zona.
C’è poi il problema delle polveri inquinanti che arrivano dal lago sollevate dalle violente tempeste di sabbia, giungendo in luoghi anche estremamente lontani.
Accanto ai danni ambientali, non mancano conseguenze molto negative sulla popolazione locale, che sta pagando il prezzo di questo disastro ecologico. Un tempo questo lago era una grande risorsa economica per gli abitanti del posto e oggi non è più così. Nel Paese le piantagioni di cotone sono ormai la principale fonte di sussistenza (qui il cotone è considerato come l’oro bianco), ma i dazi sono sempre più alti. A questo si aggiunge il grande problema del lavoro minorile legato alle coltivazioni del cotone.
Il prosciugamento dell’Aral ha minato, inoltre, la salute della popolazione per via del suo potere inquinante portando a tubercolosi, carcinomi alla gola ed epatiti.
In questo contesto così critico si cercano delle soluzioni per invertire la rotta. Secondo gli esperti per salvare le sorti del lago e della popolazione si potrebbe umidificare la zona oppure piantare una grande foresta nelle aree ormai desertiche del lago, per dire addio al problema dell’erosione del suolo e arginare le tempeste di sabbia altamente inquinanti.