Una specie invasiva di cui si parla poco, ma perché è così pericolosa in Puglia?
Negli ultimi periodi abbiamo sentito parlare moltissimo di specie invasive, dette “aliene” o, per parlare in termini più scientifici, “alloctone“. Tra queste specie quella che ha creato più clamore è il granchio reale blu, arrivato dalle coste atlantiche fino da noi mettendo a rischio interi settori di produzione di mitili. I pericoli, tuttavia, non possono solo arrivare dal male ma, come sta accadendo in Puglia, anche dal cielo e, alcune volte, avere dei volti davvero carini!
A mettere a dura prova le persone di questa regione sono, infatti, dei pappagallini che in moltissimi conosceranno, pappagalli ormai facili da vedere tra gli alberi delle maggiori città italiane, ma che stanno espandendo la loro popolazione anche nelle campagne dove non sono accolti con altrettanta simpatia. Ma quali sono i motivi di tanta avversione? La spiegazione è arrivata sul web grazie ad un agricoltore disperato che ha voluto fare chiarimento.
Lo sfogo di Michele Bitonto, agricoltore di Monopoli, ha fatto il giro del web grazie ad un video che ha fatto sorridere a molti ma che ha lasciato anche spazio per molte riflessioni. Ogni qualvolta si decide di importare una specie in un luogo diverso da quello che la natura ha deciso per loro, le implicazioni possono essere inaspettate ed il caso dei parrocchetti monaci non fa differenza.
Questa specie di pappagallo è infatti presente ormai da anni sul territorio italiano, questo per via della loro adattabilità e della loro diffusione tra gli amanti di queste specie. Questi simpatici pappagalli, tuttavia, sono dei veri maestri della fuga e scappando da gabbie e voliere hanno formato delle colonie stabile ormai divenute numerosissime ed in grado di creare problemi non indifferenti.
Non solo il parrocchetto monaco ma anche un suo cugino, il parrocchetto dal collare, ha preso la stessa via, soprattutto nelle regioni del centro sud dove il clima più mite e e le coltivazioni più abbondanti hanno fornito le condizioni perfette per la proliferazione di questa specie. Se in una grande città il passaggio chiassoso di questi animali può regalare un attimo di svago, tuttavia, in queste regioni la situazione sembra stia sfuggendo di mano, e le conseguenze potrebbero essere anche gravi.
Sono sempre di più le testimonianze di agricoltori disperati e le cause sono da attribuire al potere distruttivo di questa specie. Quando gruppi di questi animali prendono di mira un campo coltivato o un frutteto, infatti, sono in grado di distruggere in pochi giorni l’intero raccolto, mordicchiando i frutti maturi e aprendo le mandorle con una voracità tale da lasciar ben poco per gli agricoltori.
Ma non solo, i becchi potenti di questi uccelli uniti alla loro spiccata intelligenza hanno fatto sì che questi imparassero a sfruttare anche altre risorse, arrivando addirittura a rosicchiare i tubi per l’irrigazione per fare in modo che l’acqua, spesso scarseggiante in questi luoghi soprattutto in estate, potesse sgorgare a loro piacimento e ristorarli.
La questione però non preoccupa solo gli agricoltori, queste specie aliene, infatti, rappresentano anche un pericolo per gli ecosistemi locali, togliendo risorse agli animali autoctoni e minare in maniera profonda indelicati equilibri degli ecosistemi.
La globalizzazione e la mancanza di attenzione dell’uomo ha portato a queste situazioni, la colpa non è di certo dei parrocchetti che, fosse stato per loro, avrebbero fatto certamente a meno di colonizzare nuovi continenti. Tenere in considerazione il problema sta comunque diventando sempre più un obbligo, il dialogo della comunità scientifica e Delfi agricoltori al riguardo dovrà avvenire a breve per fare in modo di trovare soluzioni sostenibili ed efficaci per affrontare il problema rispettando tutte le parti, compresi gli incolpevoli animali.