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Giardinaggio

Ortica gigante, la pianta che porta alla pazzia

Si chiama ortica gigante anche se il suo nome scientifico è dendrocnide moroides, appartiene alla stessa famiglia cui appartengono le ortiche che si trovano comunemente nei nostri giardini ma è molto più pericolosa ed è considerata la pianta più velenosa del luogo in cui di solito cresce.

Ortica gigante, dove vive la pianta della follia (orizzontenergia.it)

Le piante dimostrano sempre di non essere solo un modo per abbellire e rendere un po’ più allegra una stanza o un terrazzo. Si tratta di esseri che hanno sviluppato tutta una serie di sistemi di attacco e difesa, soprattutto la seconda più che il primo, per riuscire a sopravvivere. Alcune sono velenose se vengono ingerite, altre provano a farsi passare per piante velenose. In alcuni casi la soluzione geniale è stata quella di trasformare la superficie delle proprie foglie e di tutto ciò che spunta dal terreno in una trappola mortale.

E probabilmente a quest’ultima categoria appartiene anche il sistema messo a punto dalla cosiddetta ortica gigante. Un essere in grado di crescere nel sottobosco e raggiungere anche i 3 metri di altezza con foglie ovviamente molto grandi e molto urticanti. Non per niente l’aneddotica legata a questa pianta è spesso costellata da casi di pazzia. E il problema non viene solo dal contatto.

Ortica gigante, uno degli esseri più pericolosi dell’Australia

Il meccanismo dell’ortica della follia, letale ed elegante (orizzontenergia.it)

Il continente australiano è uno scrigno di biodiversità lontano da qualunque cosa siamo abituati. Gli animali e le piante che hanno trovato il modo di sopravvivere in Australia non assomigliano a nulla o quasi a quello che c’è nel resto del mondo, anche quando si tratta di diventare famigerati. E l’ortica gigante decisamente fa di tutto per farsi ricordare. La pianta appartiene alla famiglia delle urticacae ed è completamente ricoperta da una peluria pericolosissima perché è quella che provoca immediatamente la sensazione di bruciore sulla pelle. Una sensazione di bruciore talmente tanto intensa e prolungata che a quanto pare ci sarebbero stati addirittura casi di suicidio di persone che non riuscivano più a sopportare il dolore provocato da questa pianta.

Tutta colpa proprio di questi sottilissimi peli che si staccano di continuo dalla pianta e che quindi sono pericolosi non solo se si finisce con il toccare una foglia oppure i piccoli frutti rosa fucsia che la pianta produce ma anche se ci si trova nei pressi di un cespuglio e si respira a piedi polmoni. A raccontare, come riportato anche dalla pagina ufficiale di Wikipedia dedicata all’ortica gigante, degli effetti dell’inalazione dei tricomi, questo è il termine tecnico dei peli dell’ortica, il professore di fisiologia MacFarlane nel 1963: dopo una prima reazione di starnuti è iniziato il dolore nella zona nasofaringea e dopo 26 ore una infiammazione simile alle tonsilliti. Di certo una sensazione poco piacevole, come non piacevole è pungersi con una pianta grassa anche se per le piante grasse il rischio di reazioni velenose è molto basso.

Pericolosa ma a volte si esagera

Sempre stando alla aneddotica ufficiale che riguarda i contatti, fortuiti, tra esseri umani e animali con parti dell’ortica gigante dell’Australia si sono avuti alcuni casi di cavalli che sono entrati in contatto con i tricomi urticanti e che a causa del dolore sono diventati violenti e sono quindi stati abbattuti. Ma per quello che riguarda i contatti con gli esseri umani, benché ci siano stati resoconti di molte persone che hanno sperimentato a lungo il dolore provocato da questa pianta, in realtà l’unico caso di suicidio al momento documentato non è neanche legato direttamente alla dendrocnide moroides ma a un altro membro della sua stessa famiglia, una dendrocnide cordata: si è trattato di un caso avvenuto in Nuova Guinea nel 1922.

Un episodio che invece probabilmente è stato enfatizzato riguarda quello di un essere umano che avrebbe utilizzato per sbaglio le foglie dell’ortica gigante come carta igienica e si sarebbe poi sparato per il dolore: difficile che sia arrivato ad utilizzare la pianta come carta igienica dato che avrebbe sentito immediatamente, toccando le foglie, il dolore per il contatto con i peli urticanti.

Valeria Poropat

Sono Valeria e adoro la tecnologia e la parola scritta. Dopo la maturità classica ho studiato lingue presso La Sapienza di Roma e sono specializzata in traduzione e transcreazione. A un anno e mezzo ho incontrato un Commdore 64 e a otto anni ho deciso che avrei fatto la giornalista. Alla fine, ho trovato il modo di mettere tutto insieme e ho scoperto nel mondo dell'informazione tech il mio ambiente naturale. Mi occupo di tutto ciò che è tecnologia, con una predilezione per i videogiochi e le innovazioni che sono in grado di migliorarci la vita.

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