Si chiama ortica gigante anche se il suo nome scientifico è dendrocnide moroides, appartiene alla stessa famiglia cui appartengono le ortiche che si trovano comunemente nei nostri giardini ma è molto più pericolosa ed è considerata la pianta più velenosa del luogo in cui di solito cresce.
Le piante dimostrano sempre di non essere solo un modo per abbellire e rendere un po’ più allegra una stanza o un terrazzo. Si tratta di esseri che hanno sviluppato tutta una serie di sistemi di attacco e difesa, soprattutto la seconda più che il primo, per riuscire a sopravvivere. Alcune sono velenose se vengono ingerite, altre provano a farsi passare per piante velenose. In alcuni casi la soluzione geniale è stata quella di trasformare la superficie delle proprie foglie e di tutto ciò che spunta dal terreno in una trappola mortale.
E probabilmente a quest’ultima categoria appartiene anche il sistema messo a punto dalla cosiddetta ortica gigante. Un essere in grado di crescere nel sottobosco e raggiungere anche i 3 metri di altezza con foglie ovviamente molto grandi e molto urticanti. Non per niente l’aneddotica legata a questa pianta è spesso costellata da casi di pazzia. E il problema non viene solo dal contatto.
Il continente australiano è uno scrigno di biodiversità lontano da qualunque cosa siamo abituati. Gli animali e le piante che hanno trovato il modo di sopravvivere in Australia non assomigliano a nulla o quasi a quello che c’è nel resto del mondo, anche quando si tratta di diventare famigerati. E l’ortica gigante decisamente fa di tutto per farsi ricordare. La pianta appartiene alla famiglia delle urticacae ed è completamente ricoperta da una peluria pericolosissima perché è quella che provoca immediatamente la sensazione di bruciore sulla pelle. Una sensazione di bruciore talmente tanto intensa e prolungata che a quanto pare ci sarebbero stati addirittura casi di suicidio di persone che non riuscivano più a sopportare il dolore provocato da questa pianta.
Tutta colpa proprio di questi sottilissimi peli che si staccano di continuo dalla pianta e che quindi sono pericolosi non solo se si finisce con il toccare una foglia oppure i piccoli frutti rosa fucsia che la pianta produce ma anche se ci si trova nei pressi di un cespuglio e si respira a piedi polmoni. A raccontare, come riportato anche dalla pagina ufficiale di Wikipedia dedicata all’ortica gigante, degli effetti dell’inalazione dei tricomi, questo è il termine tecnico dei peli dell’ortica, il professore di fisiologia MacFarlane nel 1963: dopo una prima reazione di starnuti è iniziato il dolore nella zona nasofaringea e dopo 26 ore una infiammazione simile alle tonsilliti. Di certo una sensazione poco piacevole, come non piacevole è pungersi con una pianta grassa anche se per le piante grasse il rischio di reazioni velenose è molto basso.
Sempre stando alla aneddotica ufficiale che riguarda i contatti, fortuiti, tra esseri umani e animali con parti dell’ortica gigante dell’Australia si sono avuti alcuni casi di cavalli che sono entrati in contatto con i tricomi urticanti e che a causa del dolore sono diventati violenti e sono quindi stati abbattuti. Ma per quello che riguarda i contatti con gli esseri umani, benché ci siano stati resoconti di molte persone che hanno sperimentato a lungo il dolore provocato da questa pianta, in realtà l’unico caso di suicidio al momento documentato non è neanche legato direttamente alla dendrocnide moroides ma a un altro membro della sua stessa famiglia, una dendrocnide cordata: si è trattato di un caso avvenuto in Nuova Guinea nel 1922.
Un episodio che invece probabilmente è stato enfatizzato riguarda quello di un essere umano che avrebbe utilizzato per sbaglio le foglie dell’ortica gigante come carta igienica e si sarebbe poi sparato per il dolore: difficile che sia arrivato ad utilizzare la pianta come carta igienica dato che avrebbe sentito immediatamente, toccando le foglie, il dolore per il contatto con i peli urticanti.