Un recente studio sulla biodiversità fornisce dei dati allarmanti, con oltre il 45% delle piante da fiore a rischio estinzione.
Delle 19 mila specie di piante e di funghi scoperti e classificati dal 2020 ad oggi, circa tre quarti sarebbe a rischio estinzione. Si parla del 45% delle piante da fiore e di alcuni funghi. Una minaccia per biodiversità scoperta dal Kew Gardens londinese, pubblicata sul rapporto intitolato State of the World’s Plants anche Fungi. La Kew Gardens ha comparato i progetti di oltre 200 scienziati nel mondo.
Incrociando i dati forniti dai lavori svolti dagli scienziati in decine di paesi nel mondo e facendo riferimento alla Lista rossa delle specie minacciate (IUCN), emerge una situazione davvero delicata e che si evolve, purtroppo in negativo, repentinamente. I dati, infatti, sono ancora più drammatici rispetto a quelli presentati solo 3 anni fa, nel 2020. Ma non solo, perché si è scoperto che più una specie viene scoperta di recente e maggiore è il rischio di scomparsa.
Come prevedibile, a contribuire all’estinzione delle piante c’è l’impronta umana, a causa dello sfruttamento scorretto del suolo, con conseguente distruzione di habitat. Il tasso di estinzione, in questa epoca, è 500 volte più veloce rispetto al normale corso della natura. Il tutto grazie alle attività antropiche, tra cui la monocoltura, che devasta interi territorio, l’inquinamento dell’aria e della vegetazione con i pesticidi chimici, e ovviamente i cambiamenti climatici che stravolgono il normale ciclo della vita vegetale.
Quello che si è scoperto è che sono a rischio maggiore le specie endemiche, quindi originarie di un determinato territorio. Il 55% delle specie endemiche più a rischio appartengono soprattutto ai paesi soggetti maggiormente ai cambiamenti climatici, e a quelli che contribuiscono purtroppo al fenomeno della deforestazione. Tra questi troviamo al primo posto la Cina, seguita dal Brasile, e poi l’Australia, quest’ultima alle prese con la crisi climatica che sta stravolgendo il suolo.
Inoltre, il rapporto ha messo in evidenza 30 darkspot globali, ossia 30 punti ciechi sparsi per il pianeta, ancora tutti da esplorare, la cui biodiversità deve essere ancora mappata. In questi luoghi si potrebbero trovare nuove specie, molte delle quali potrebbero essere già compromesse. Per questo motivo, i botanici devono fare in fretta e analizzare la fauna selvatica di queste zone remote.
Gran parte di questi darkspot si trova in Asia meridionale, come ad esempio nel Vietnam o nella Nuova Guinea. A rischio sono migliaia di piante vascolari, come piante da fiore, conifere, felci, muschio e funghi. Tra le piante più conosciute a essere sotto minaccia troviamo, ad esempio, le orchidee, oppure alcune varietà di ananas. Come ricorda la ricercatrice Matilda Brown del Kew Gardens, “le piante sono alla base di ogni aspetto dell’umanità”.
Basterebbe considerare che la quasi totalità dei farmaci che utilizziamo ha come ingrediente estratti delle piante stesse. La perdita delle piante significherebbe anche subire la perdita di numerosi farmaci in commercio. Incrociando i campioni provenienti dalla World Checklist of Vascular Plants, il database più grande e completo, con la Lista rossa delle specie a rischio estinzione, si può effettuare una proiezione su ciò che ci aspetta nel prossimo futuro.
La situazione preoccupa molto, perché far estinguere migliaia di piante e di funghi sarebbe una perdita gravissima, non solo per quanto riguarda la biodiversità, ma anche per la salute dell’uomo. Molti funghi, ad esempio, sono studiati per i farmaci e per le terapie, ma anche per l’industria. Perdere vegetali significa perdere “una potenziale soluzione alla fame, oppure un potenziale farmaco anti tumore”, come riferisce la Brown.