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Giardinaggio

E’ Velenoso? Lo puoi scoprire solo cosi

L’autunno porta i funghi e con essi la possibilità di incappare in intossicazioni, scopriamo quindi insieme come riconoscere la versione commestibile delle “mazze di tamburo”

Mazze di tamburo su tagliere (orizzontenergia.it)

Giorni fa in Calabria, una famigliola di 3 persone, pensando di aver colto un determinato tipo di funghi, è finita d’urgenza in Pronto soccorso. Il fungo che avevano colto nel loro uliveto era stato originariamente scambiato per la saporita “Mazza di tamburo”. Questa tipologia di funghi, la Macrolepiota Procera, è notoriamente la variante che il nostro organismo digerisce senza faticare. È un fungo della famiglia delle Agaricaceae e, almeno nella nostra bella Italia, è uno dei funghi più raccolti dagli appassionati. Ovviamente, come per molti altri funghi, va osservato e poi cotto con la giusta attenzione. Non solo è facile sbagliarsi e confondere questa tipologia con qualche fungo simile. Ma è anche estremamente semplice cuocerlo male. Se non cotto a dovere infatti, la situazione non sempre è migliore di quella innescata dal mangiare il fungo sbagliato.

L’intossicazione, spesso, si innesca anche nel caso di assunzione di un fungo crudo o comunque non definitivamente cotto. Questo però non è stato il caso della famiglia di Taurianova. Madre, padre e figlio si sono ritrovati nel reparto d’urgenza, a richiedere il veloce aiuto dell’Ospedale di Polistena. La causa è stata proprio l’assunzione di un fungo che somigliava solamente alle mazze di tamburo. In realtà, in seguito all’attento controllo della Micologa Palermo, è stato dato un nome al fungo assunto. La tipologia indicata dopo il controllo è stata quella del “Clorophyllum Molybditus”.

Come distinguere le mazze di tamburo commestibili

Mazza di tamburo schiusa (orizzontenergia.it)

Questo fungo è estremamente simile alla varietà che normalmente viene colta a scopo culinario, ma può causare gravi effetti collaterali, se assunto. Un’altra varietà molto simile e che spesso viene scambiata per la mazza di tamburo è anche la “Chlorophyllum Rachodes”. Questi due funghi appartengono alla famiglia delle Agaricaceae come quelli che normalmente portiamo nei nostri piatti. Per questo motivo si somigliano in maniera rischiosa. Il consiglio che danno tutti è quello di evitare di mettere in tavola ogni varietà di fungo se si è inesperti. Ma anche nel caso di un occhio particolarmente attento, è sempre meglio chiedere l’aiuto di un esperto.

Due pareri sono sempre meglio di uno singolo. Non si dovrebbe mai scherzare, soprattutto se a risentirne poi è la nostra salute. Adesso possiamo a qualche consiglio per poter dare una prima opinione in merito alla qualità di una Macrolepiota Procera. Nel caso del fungo commestibile dovremo dare in principio una bella occhiata alle lamelle. Queste dovranno essere belle bianche e pulite. A definire non solo la tipologia stessa del fungo, ma anche la mancata presenza di marciumi o contaminazioni batteriche. Un’altra caratteristica da osservare con cura sarà poi il cappello.

I dettagli del fungo velenoso

A squamette e dal colorito orientativamente simile alla nocciola. Fatto ciò, passate al controllo del gambo. Questo deve avere un marrone scuro uniforme, che però appare quasi disegnato, con diversi segni al suo interno che sfumano su bianco. Se non siete ancora sicuri, passate alla prova del coltello. Tagliatene uno strato superficiale dal gambo o dal cappello, un po’ come se la doveste scarnare, e verificatene il colore interno. Se la sua carne rimarrà bianca e pulita, allora difficilmente il fungo non sarà della tipologia commestibile.

Ricordate che ne esistono di diverse forme e dimensioni, quindi non sempre quelli della stessa qualità si somigliano. Dall’alto, al centro del cappello, la mazza a tamburo, tenderà a scurirsi. Dati questi piccoli consigli, potete andare a fare qualche piacevole passeggiata nel bosco, con lo spirito un po’ più tranquillo. Prestate sempre attenzione a cosa mettete nei piatti della vostra famiglia e dei vostri amici.

Giovanni Cardarello

Giornalista pubblicista (ODG Umbria). Laureato con Master in Comunicazione. Romano del Quadraro, ma vivo in Umbria fra Spoleto e Terni. Sposato con Ilaria, ho tre figli. Mi occupo di sport, ambiente, cucina, politica, economia, lifestyle e gossip. Scrivo sui giornali, cartacei e online, dall'età di 14 anni. Dal 2017 lo faccio per il Gruppo Editoriale della testata

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